Piace il Pontedera visto a Ferrara S’intravede il pensiero-Catalano

Dall’amichevole contro la Spal arrivano segnali positivi. La mano del nuovo allenatore inizia a farsi sentire

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PONTEDERA

Al di là del risultato, che di questi tempi conta il giusto, la sconfitta di misura di sabato contro la Spal ha lasciato indicazioni positive nel Pontedera, unite, ovviamente, a situazioni migliorabili. Tutto comunque deve essere valutato nella circostanza del match, il secondo disputato dai Catalano-boys (che domani ospitano il Monterosi) e anch’esso contro un club di B com’era stato contro la Ternana. Ossia nell’ottica del fatto che il tecnico granata, già privo di alcuni elementi – Cioffi, Petrovic, Guidi e Marcandalli - ha dato spazio a tutti, ringiovanendo la squadra in maniera importante col trascorrere del tempo. In pratica, i 90 minuti di Ferrara posso essere divisi in cinque fasce: 1’-45’, dove l’età media degli undici granata, di cui cinque under (quindi in assetto-campionato), è stata di 24,2 anni (in quella fase è maturato il gol che ha deciso l’incontro per i padroni di casa), 46’-55’, con l’età media scesa a 23,5 anni, 56’-67’ con l’età media a 22,6 anni, 68’-75’ con l’età media a 21,2 anni, e 76’-90’ con l’età media 19,1 anni. In campo, al triplice fischio, c’erano ormai da un quarto d’ora sette under 20: 5 ragazzi del 2004 (Di Bella, Casadidio, Disegni, Innocenti e Scarpa, con quest’ultimo che ha giocato l’intero secondo tempo da attaccante centrale) e due del 2003 (Bonfanti e Zico Soree). Ciò detto, si è già cominciato a intravedere la mano dell’allenatore: ricerca del fraseggio e giocatori in movimento perpetuo. Un meccanismo logicamente ancora da perfezionare a fine luglio – e con un gruppo molto rinnovato - e sostenibile per quella che può essere la condizione atletica con un mese di preparazione ancora davanti, ma l’idea di manovra pare già delineata. A cominciare dalla costruzione dal basso, utile soprattutto nel caso in cui la squadra avversaria faccia un pressing alto, in modo da sfruttare questo tipo di meccanismo per creare superiorità numerica e arrivare più facilmente alla porta nemica. Dal punto di vista tattico Catalano si è ancora affidato al 3-4-2-1, almeno inizialmente, e qualcosa, come già sanno gli addetti ai lavori granata, manca ancora. Ad esempio un centrocampista che detti i ritmi. Catanese e Perretta sono due giocatori inclini soprattutto all’interdizione (anche se il secondo potrebbe essere dirottato sull’esterno a destra) e in una squadra che vuol giocare palla-a-terra, tra i due interni di centrocampo serve un elemento che sia il collante tra la difesa e il duo-fantasia, quello dei trequartisti dai piedi buoni dal quale possono sbocciare le insidie maggiori del Pontedera.

Non è un caso che sabato la Spal sullo 0-0 abbia corso l’unico vero pericolo da una proiezione a sinistra sull’asse Benedetti-Fantacci, con l’ex Empoli che ha sparato di poco alto a porta sguarnita. Viceversa, si deve ricorrere ai lanci lungi saltando la metà campo. Con buona pace della costruzione dal basso e del reparto d’attacco che rischia di ricevere palloni giocabili col contagocce. L’arrivo di un attaccante d’esperienza, possibile ma non scontato, potrebbe offrire soluzioni più ampie là davanti. Soprattutto quando ci sarà da recuperare uno svantaggio.

Stefano Lemmi