Prepararsi al viaggio verso l’ultima porta: il “Chissàdove”

Pontedera, in prima nazionale la produzione della Fondazione Teatro della Toscana

Teatro Era

Teatro Era

Pontedera, 13 aprile 2018 - Il Teatro Era presenta una nuova produzione. Dal 18 al 22 aprile debutta in prima nazionale nel teatro di Pontedera “Quasi una Vita. Scene dal Chissàdove”, con la regia di Roberto Bacci che cura la drammaturgia insieme a Stefano Geraci e con l’interpretazione di Giovanna Daddi, Dario Marconcini, Elisa Cuppini, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Tazio Torrini. La produzione della Fondazione Teatro della Toscana chiuderà la stagione del Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, dall’11 al 13 maggio, nell’ambito della XXV edizione del Festival Fabbrica Europa. Quasi una vita prende spunto dai ricordi di Dario Marconcini e Giovanna Daddi, una coppia nella vita, nell’intimità delle mura domestiche, così come nell’arte. Un’esistenza insieme dedicata a una passione vera: il teatro.

Raccogliendo i ricordi, gli affetti, gli oggetti, i costumi, le parole della vita di Marconcini e Daddi, Geraci e Bacci hanno costruito uno scenario altro. Sfuggendo al fascino della biografia, Dario e Giovanna appaiono in scena pronti per la definitiva partenza per il Chissàdove, circondati dalla presenza di Elisa Cuppini, Silvia Pasello, Francesco Puleo, Tazio Torrini.

Roberto Bacci passa dall’individuale all’universale e si interroga su ciò che resta di noi dopo la nostra dipartita, sul senso dell’attraversare l’ultima porta che resta nascosta oltre la quale ci attende un incerto viaggio nel Chissàdove. Quasi una vita è immaginare, con e grazie al teatro, di poter convivere per qualche minuto, sulla scena, con chi ci precede nel viaggio. Un lavoro che parte dal sodalizio storico e artistico di Bacci con Daddi e Marconcini, che affonda le radici negli anni ’70, quando facevano parte di un piccolo gruppo di dilettanti temerari e visionari, ispirati dal Living Theatre. Marconcini, che insieme a Bacci ha fondato il Teatro di Pontedera e ha contribuito a rendere a Pontedera una capitale periferica della cultura, pensato in grande, fatto di legami veri, primo fra tutti con l’Odin e poi con Grotowski.