Scoperto un quadro del Volterrano

La sorpresa nel conservatorio di Santa Elisabetta a Barga: la tela sarebbe riconducibile al periodo giovanile del noto artista seicentesco Baldassarre Franceschini

L’affascinante ritratto attribuito a Baldassarre Franceschini

L’affascinante ritratto attribuito a Baldassarre Franceschini

Volterra (Pisa), 21 novembre 2019 - L’impronta ci trasporta nello stile di una mano giovanile. I tratti di Santa Elisabetta corrispondono a pieno alle pennellate di un Volterrano degli albori, simili in tutto ad un dipinto che ritrae una donna anziana, conservato in una chiesa del colle etrusco. E poi la raffigurazione del San Giovannino, che rammenta i volti di putti e angioletti (le guance paffute e rosate, i capelli increspati), un vero marchio di fabbrica riconoscibile con una sola occhiata. Idem, le trine dell’orlo delle maniche dei personaggi impressi su tela: l’astro nascente del Volterrano si rivela dove meno te lo aspetti, in una pittura un po’ guasta e malandata dalla sporcizia, in un tocco acerbo e dimenticato da secoli.

Il professor Alessandro Grassi dell’Università di Firenze non lascia un fianco scoperto al dubbio amletico: il dipinto cullato inconsapevolmente almeno dall’Ottocento nel cuore del conservatorio di Santa Elisabetta a Barga, in Lucchesia, è una «griffe» autentica di Baldassarre Franceschini detto il Volterrano (Volterra dette i natali all’artista), pittore secentesco amato pazzamente dai Medici. L’opera, di fresca attribuzione a Franceschini, raffigura una Madonna che allatta il bambinello in fasce, con a fianco Santa Elisabetta e San Giovannino.

Ma come è finito il dipinto a Barga? Grassi sta provando a dipanare l’avvincente matassa di un giallo storico che si è svelato adesso agli occhi con grande sorpresa. "È un enigma – ci dice con chiara franchezza lo studioso, che nel 2013 ha partecipato alla redazione del catalogo sul Volterrano insieme ai massimi esperti del pittore, ovvero Maria Cecilia Fabbri e Riccardo Spinelli – presumibilmente, il quadro si trovava a Barga già nel corso dell’800. Arduo darne spiegazione in assenza di documenti, però Barga era enclave fiorentina, Franceschini fu molto attivo a Firenze. Questo potrebbe essere un indizio, ma mancano i documenti, le prove schiaccianti, date invece dall’inconfondibile cifra stilistica dell’artista nei primi anni della produzione".

In origine convento, poi conservatorio femminile: il Santa Elisabetta di Barga conservava il quadro, a memoria storica, nella sala in cui si trova attualmente. Senza che nessuno si fosse accorto che quella pittura «da stanza» portava in dote una firma tanto nota. Fino al colpo di scena. «Non è una pala d’altare, è un quadro per uso privato che supponiamo appartenesse a qualche fanciulla che ha vissuto nell’antico conservatorio di Barga – dice Grassi – ed è un quadro sì minore, non paragonabile ad altre opere dell’artista, ma rappresenta sicuramente la testimonianza dell’esperienza pittorica giovanile dell’artista. Una pittura che si innesta fino al 1632, per poi raggiungere quell’esplosione di bellezza e maturità che il Volterrano acquisì soprattutto a cavallo fra gli anni ’40 e ’50 del Seicento. Il quadro conservato a Barga è utile a capire la velocità con la quale Franceschini cambiò il suo stile, in un crescendo".

Negli ultimi anni sono tornate alla ribalta alcune opere del Volterrano: del tutto sconosciute come il dipinto di Barga, erroneamente bollate come "croste" o addirittura attribuite a un suo allievo. A distanza di secoli, il Volterrano è ancora uno scrigno di soprese… "Baldassarre Franceschini è stato un autore molto prolifico che ha praticamente lavorato fino alla sua morte, ma sono sicuro che da qualche parte, chissà dove, possano celarsi altre sue opere giovanili".

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