
Se è vero come è vero che le associazioni di volontariato fanno sempre più fatica a trovare nuove reclute, ci sono anche storie che vale la pena raccontare. Di coloro che sono riusciti a tramandarsi il valore dell’assistenzialismo verso gli altri, di generazione in generazione. Ed è così che ieri, alla Festa del Volontariato, organizzata per la prima volta sul corso di Pontedera, con diverse associazioni del territorio presenti per raccontare ciascuna le proprie attività e farsi conoscere, a distanza di alcuni metri c’erano nonno e nipote, a raccontare ognuno quanto sia importante essere attivi nell’associazionismo. "Il volontariato è un’abitudine – spiega uno dei più giovani volontari intervistati nella mattinata, Francesco Ferrini, 22 anni, volontario presso la cooperativa Casa Ilaria di Montefoscoli e che tra pochi giorni si laureerà in psicologia – se uno si abitua a ritagliarsi del tempo da dedicare all’associazione, non è più un peso, anzi. Ci si accorge che a fare del bene agli altri si è più felici. E devo dire sono arrivato a questa consapevolezza sia grazie al mio nonno e alla mia mamma volontari come me ma anche agli scout, che ti formano per essere cittadini attivi". Il suo impegno a Casa Ilaria è fondamentale nel favorire l’inclusione nel mondo lavorativo di persone con disabilità. Il nonno invece è volontario da tanti anni dell’Unitalsi, impegnata nell’organizzare di pellegrinaggi e nell’accompagnamento di anziani e malati a Lourdes, Loreto o Fatima. Nonno e nipote assieme per aiutare gli altri, ognuno nei propri campi di competenza. Un messaggio di speranza per il futuro e per le nuove generazioni. "Perché sì, facciamo sempre più fatica a trovare nuovi volontari nonostante le tante iniziative che realizziamo" dice Matteo Leggerini della Misericordia. "È un periodo complicato da questo punto di vista – fa eco Claudio Ciabatti della Pubblica Assistenza – adesso abbiamo iniziato dei corsi per diventare soccorritore".
Luca Bongianni