La truffa delle bare scomparse, due indagati per il singolare "traffico"

Nei guai anche un sanminiatese che avrebbe condotto le trattative commerciali sotto falso nome

Carabinieri in una foto di repertorio

Carabinieri in una foto di repertorio

San Miniato, 10 settembre 2018 - C'è un sanminiatese, indagato nella truffa delle bare, al centro dell’attività d’indagine della Procura della Spezia: casse da morto partite per il viaggio da due aziende e mai arrivate e destinazione. Il sanminiatese sarebbe colui che, sotto falso nome, avviò le trattative. La vicenda, secondo quanto si apprende riguarda il traffico di una cinquantina «pezzi» in danno di due venditori grossisti spezzini. La beffa è sull’ordine di circa 15mila euro, con danno «ripartito» fra le due aziende commerciali con sede legale, produzione e magazzini in Val di Vara

Da lÌ, nel marzo del 2017, erano partite le casse da morto sulla base di due contratti stipulati, dai rispettivi titolari, con una persona che, hanno poi scoperto gli inquirenti, si era presentata sotto falso nome, come emissario di una ditta di Certaldo, operante nel campo delle Onoranze Funebri, G & G. A fronte della vendita delle bare erano stati rilasciati degli assegni che si sono però rivelati primi di copertura. Ma poi, vano si è rivelato anche il tentativo, da parte dei venditori beffati, di recuperare le casse da morto: sono sparite. Di qui le indagini per risalire al loro percorso dopo il recapito a Certaldo.

L’attività vede impegnati i carabinieri, su delega del procuratore capo Antonio Patrono, che ha aperto un fascicolo per truffa e ha inviato due avvisi di garanzia: alla persona che materialmente ha condotto le trattative sotto false nome, nel frattempo identificata, in un 54enne di San Miniato e la titolare dell’azienda di pompe funebri che risultava destinataria della merce, G.V. una donna di 40 anni di origini romene. 

Il sospetto degli inquirenti è che la società «sia stata costituita appositamente per commettere reati e non svolgesse alcuna effettività attività».

Per entrambi gli indagati si apre ora la possibilità di difendersi dall’accusa. Di certo la procura, avviando l’azione penale, ritiene che la vicenda non sia da inquadrarsi in una mera lite di natura civilistica; vuole, del resto, vederci chiaro in ordine alla possibilità che i due grossisti spezzini facciano parte di una più lunga serie di vittime. L’inchiesta è scaturita dalle loro denunce. Agli indagati si contestano due aggravanti: quella di aver arrecato un anno di rilevante gravità e di aver abusato di un rapporto di prestazione d’opera. Formalizzate intanto le nomine degli avvocati difensori, Riccardo Precetti e Maurizio Mastroianni.