Tropei, il pittore chirurgo che dipinse il Teatro dei Cielo

Una mostra a Palazzo Grifoni ricorda la figura del dottor Pietro Marchesi attraverso una carrellata di grandi opere

La mostra allestita nelle sale di Palazzo Grifoni a San Miniato

La mostra allestita nelle sale di Palazzo Grifoni a San Miniato

San Miniato, 14 giugno 2021 - Fu artista del Teatro del Cielo. Entusiasta animatore della Festa del Teatro. Fu un professionista innamorato di San Miniato,  anche se era stata la carriera a portarlo all’ombra della Rocca. Un uomo, anche, con il garbo d’altri tempi, dall’eleganza schiva, dal profilo nobile, che amava le cose semplici e che cercava la ricchezza nell’animo degli uomini. Era giusto ricordarlo. A chi ha avuto il dono di conoscerlo, di condividere qualcosa con lui, ai sanminiatesei che, per ragioni d’anagrafe, non hanno mai saputo alcunchè di Pietro Marchesi, noto tra gli artisti come Tropei. Il dottor Marchesi era nato a Pisa nel 1939 e lì morì nel 2001, dopo una lunga parentesi passata a San Miniato, la città che le ha reso un bell’omaggio, con in testa la Fondazione Istituto del Dramma Popolare, che lo ebbe come consigliere oltre che come artista. Ci sono tra le sue opere ben tre incisioni (per Giobbe, Oltre le trincee, Ipazia), realizzate su commissione dell’istituto sanminiatese. Tutta la sua attività va in questo senso, verso una attualizzazione del messaggio evangelico, come si vede in quella che è la sua opera più grande e complessa - che qualcuno ha definito come la sua “Cappella Sistina” - cioè il corridoio settecentesco (50 metri per 4) dipinto in quella che era la clausura del Convento di San Francesco, un luogo comunque separato dalla parte pubblica del grande complesso monastico. Marchesi aveva iniziato a dipingere grandi cicli pittorici nelle chiese di Pisa, come giovanissimo allievo di Mario Rognini e Uliano Martini, insegnanti di disegno, ma anche capaci artisti della Pisa post bellica, realisti e impegnati sui temi della guerra e della ricostruzione.  Marchesi troverà una sua originale linea poetica, più vicina ad una sorta di realismo magico, quasi di surrealismo, con una evoluzione tecnica e artistica, testimoniata anche nelle numerose mostre: da Bologna a Orbetello e Pisa e poi soprattutto a San Miniato: dal Seminario a San Francesco, da palazzo Roffia, sede della Misericordia all’Orcio d’Oro, la galleria che don Luciano Marrucci aprì in via della Cisterna, per estendere la sua attività di supporto nei confronti di numerosi artisti legati alla città: Giannoni, Giolli, Bissietta, Lotti e appunto Tropei, che lo aiutò in moltissime pubblicazioni della casa editrice che aveva lo stesso nome.  Nel 1986 San Miniato ospitò la sua mostra d’addio, Tropei si era avvicinato alla città all’inizio del decennio precedente, come chirurgo dell’ospedale Degli Infermi, da subito vicino all’arte e alla spiritualità: per molti anni il suo studio, ma anche la sua abitazione, furono in una cella del Convento di San Francesco, dove la sua ispirazione sarebbe venuta crescendo, in rapporto con il sacro e con austerità di quei luoghi. La mostra, allestita nelle belle sale di Palazzo Grifoni, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato - guidata da Antonio Guicciardini Salini – resterà aperta fino all’11 luglio. Al taglio del nastro era presente Simone, primogenito di Pietro Marchesi, a fianco del direttore di Credit Agricole, Massimo Cerbai, del sindaco Simone Giglioli e del presidente della Fondazione Idp Marzio Gabbanini che questa mostra l’ha voluta con determinazione nell’anno del 75esimo compleanno del Dramma. Un evento nell’evento.