Studente picchiato, tre giovani rischiano la sospensione

Pontedera, sul caso sta indagando la polizia per possibili denunce

La polizia di Pontedera riapre lo Sportello Immigrazione

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Pontedera, 8 febbraio 2019 - Rischiano una sospensione superiore ai quindici giorni i tre studenti del Fermi di Pontedera che mercoledì mattina hanno picchiato un altro studente dello stesso istituto. «Stiamo valutando ancora tutte le posizioni, ma da regolamento di istituto dovremmo andare ad oltre 15 giorni – le parole del dirigente scolastico Luigi Vittipaldi – In prima battuta sentirò i consigli di classe delle tre classi frequentate dai quattro studenti e, se l’ipotesi dovesse essere superiore a 15 giorni la decisione dovrà passare per competenza al consiglio di istituto».

Consiglio di istituto che è composto da quattro rappresentanti dei genitori e quattro degli studenti, otto dei docenti e due del personale ausiliario tecnico e amministrativo, oltre al preside. «Vedremo – aggiunge Vittipaldi – anche se il nostro scopo è educativo e di rieducazione per chi ha sbagliato. I genitori di due dei tre ragazzi coinvolti sono venuti a scusarsi personalmente con me e con la scuola per quanto accaduto, condannando il gesto e dichiarandosi disponibili a un dialogo di ’riappacificazione’ tra i ragazzi e le loro famiglie. Mi auguro, anche da genitore, che la ragionevolezza e l’intelligenza prevalga sul rancore e altri sentimenti negativi, purtroppo normalmente presenti in tali situazioni. Per il bene e la serenità di tutti, non vorrei che ’persone o elementi esterni’ alla vicenda alimentino ulteriore astio o rancore, sia sui media che sui social, nonché tra i ragazzi a scuola o in altri luoghi di ritrovo». La polizia sta continuando le indagini e non è da escludere che le denunce scattino d’ufficio. Da capire se per uno solo dei tre (nel caso venga accertato che sia stato uno a picchiare o per tutti e in tal caso l’accusa sarà di rissa).

«Condannando il gesto a scuola – conclude Luigi Vittipaldi – ribadisco che si è trattato di un qualcosa che è scaturito tra ragazzi fuori dalla scuola che, invece di chiarirsi col dialogo e il senso civico, hanno deciso di regolare con le mani, forse alimentato e rinforzato dall’uso poco consapevole che i ragazzi fanno dei social network e della loro cassa di risonanza. Noi adulti ed educatori ci siamo, le istituzioni e le autorità pure. I ragazzi e le loro famiglie devono sapere che la scuola è una piccola-grande società sempre aperta all’ascolto e al dialogo, ma dove certi comportamenti non possono essere tollerati».