Maltrattamenti alla Stella Maris, la Procura ha chiesto proroga delle indagini

Fauglia, il pubblico ministero Paola Rizzo vuole sentire altre persone informate dei fatti, approfondire le posizioni e ampliare lo sguardo complessivo sulla vicenda

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

Fauglia, 28 dicembre 2017 - La Procura ha chiesto una proroga delle indagini sui presunti maltrattamenti nel centro adolescenti e giovani adulti della Stella Maris a Fauglia per sentire ancora persone informate sui fatti, per verificare gli ultimi aspetti di un «caso» così delicato anche ad un livello superiore rispetto a quello dei soli operatori e per definire tutte le posizioni degli indagati. Questo (che tecnicamente è di sei mesi) non significa che l’indagine è lontana da essere chiusa ma, data la complessità, la Procura vuol avere il quadro nitido. La proroga l’ha chiesta il pm Paola Rizzo, che coordina l’inchiesta con grande scrupolo, e l’ha concessa il giudice per le indagini preliminari di Pisa Pietro Murano. «La proroga delle indagini, di cui siamo informati - spiega l’avvocato Francesco Guardavaccaro che assiste uno dei tredici operatori indagati – significa la volontà di approfondire bene, di allargare lo sguardo come abbiamo anche sottolineato e suggerito nei mesi passati e questo, per certi versi ci conforta». «Per il resto – rileva il legale – siamo pronti a difenderci, i nostri consulenti sono al lavoro e stiamo ancora aspettando, dopo averle chieste e sollecitate, le copie delle cartelle cliniche dei pazienti che sarebbero parte offesa nei presunti maltrattamenti: documenti importanti, per noi, in ragione di una lettura giuridica dei fatti più appropriata, sul lavoro richiesto agli operatori e sulle condizioni in cui dovevano operare in rapporto alla tipologia dei pazienti». L’indagine sulla struttura scattò, nell’agosto del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un paziente. Da qui la decisione di installare le microspie nella residenza: le intercettazioni sono andate avanti per tre mesi ampliando al massimo il campo visivo dentro le mura della struttura. osservazioni che, secondo la Procura, avrebbero documentato una particolare asprezza nelle condotte degli operatori tanto da configurarsi l’ipotesi di maltrattamenti ai danni di una ventina di ospiti. Nel marzo scorso a distanza di pochi giorni il gip applicò a nove operatori la misura cautelare della sospensione dal servizio per un anno. La lista degli indagati, in questi mesi, però è andata crescendo fino ad arrivare a tredici, all’esito di una visione più particolareggiata del vasto materiale video fornito dalle microcamere (per ricostruire identità e contestualizzare episodi), dalle persone sentite a sommarie informazioni dalla polizia giudiziaria e dalle denunce querele presentate dai familiari dopo aver visto i video.