Scandalo Keu, primi ricorsi contro i sequestri

Nuovi sviluppi nell’inchiesta della procura anti-mafia scattata dopo i primi accertamenti di Arpat nell’area Green Park di Pontedera

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SANTA CROCE

di Carlo Baroni

Ci sono i primi ricorsi al Riesame contro i sequestri disposti dal gip di Firenze nell’ambito dell’operazione "Keu" dei pubblici ministeri della Dda Giulio Monferini ed Eligio Paolini. È il passo successivo dopo gli interrogatori di garanzia nei quali gli indagati del filone concerie si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Si tratta dell’inchiesta terremoto che ha sconvolto il distretto conciario di Santa Croce dove, secondo gli inquirenti, era in piedi un sistema di illeciti con in mezzo la politica, asservita e sodale, per ammorbidire o eludere le verifiche, spingere nomine negli enti di controllo di soggetti "graditi" al sistema e ottenere accordi favorevoli.

Reati che avrebbero oliato un meccanismo che, sempre secondo la procura, faceva sì che gli scarichi indebiti in Usciana venissero fatti nelle piena consapevolezza della sua illiceità. Mentre il Keu, in uscita dall’impianto Aquarno, veniva riciclato per riempimenti e sottofondi stradali nonostante, secondo le indagini, non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque solfati, cloruro e cromo. Che cos’è il Keu lo spiega sinteticamente e n modo chiaro Arpa in una nota. "Il Keu è un materiale derivante dal trattamento termico dei fanghi di depurazione prodotti dal depuratore Aquarno, nel quale vengono convogliati i reflui delle aziende conciarie – si legge – le miscele di Keu, con altri materiali inerti, venivano qualificate come sottoprodotto e commercializzate dall’impresa di Lerose, come materiale per vari impieghi; a seguito di indagini, tuttavia, il materiale è risultato non possedere le caratteristiche necessarie per essere considerato un sottoprodotto, bensì un rifiuto speciale".

Questo materiale è stato utilizzato in diversi cantieri presenti sul territorio toscano, a partire dall’area “Green Park” a Pontedera. Proprio dalle indagini in questo sito, Arpat: "ha potuto verificare la vera natura del materiale utilizzato come sottofondo per la realizzazione di infrastrutture viarie; da qui ha esteso la propria attività ispettiva che ha interessato altri siti fino alle indagini specifiche all’impianto di produzione della ditta Lerose". Da qui le indagini della procura, articolate e complesse: migliaia di pagine e di ore di intercettazioni che hanno consentito agli inquirenti di ricostruire il sistema, e il fatto che era Francesco Lerose – a cui vengono contestati legami con ambienti della cosca Gallace – a pagare per conferire il materiale "cosi indirettamente suggerendo che si trattava essenzialmente di un rifiuto". Un materiale "problematico".