Violenta e rapina una prostituta. Incastrato dall’analisi del Dna

Giovane sposato condannato a 7 anni, dopo il carcere sarà espulso

Una prostituta

Una prostituta

Pontedera, 17 marzo 2018 - Espiata la pena dovrà essere espulso dall’Italia. Tutto, infatti, ha portato a lui: il riconoscimento della vittima, ma anche gli esami sul liquido seminale del profilattico e il tampone orale. Così K.F., 24enne, residente a Casciana Terme Lari è stato condannato a sette anni di reclusione dal tribunale di Livorno (presidente Cardi) per violenza sessuale aggravata, rapina e lesioni. I fatti sono del 15 aprile del 2016 quando il marocchino – difeso dagli avvocati Massimo e Giulio Parenti di Pontedera – avvicinò una prostituta italiana, chiede quanto costava il rapporto e quando lei gli chiese 30 euro lui la violentò costringendola con la forza a fare sesso: le torse violentemente un braccio tenendola forte e stretta, poi tirandole in alto il vestito consumò.

NON CONTENTO, con la donna ferita e violentata, continuò a scaricare su di lei tutta la brutalità: la minacciò con una pietra e le portò via il tablet, il telefonino e 130 euro in contanti che forse erano i soldi guadagnati quella notte in cui la donna ebbe la sfortuna di imbattersi nel giovane marocchino.

Prima di andarsene il 24enne guardo in faccia la prostituta a cui aveva rubato una manciata di minuti di sesso facendo di lei quello che voleva: la spinse ancora a terra e le disse che se avesse chiamato le forse dell’ordine sarebbe tornato e l’avrebbe ammazzata ben sapendo dove poterla ritrovare. La donna si fece coraggio, chiamò subito i carabinieri e ricorse alle cure dei sanitari che riscontrarono alla prostituta un trauma distorsivo al braccio con prognosi di dieci giorni, procedettero all’ingessatura e la dimisero prescrivendo una visita specialistica.

L’INTERVENTO dei militari dell’Arma fu immediato tanto che il presunto responsabile fu rintracciato nei giro di poche ore mentre si allontanata a piedi dal luogo dove aveva consumato sia la violenza carnale che la rapina. In carcere avvenne la convalida dell’arresto con la disposizione della detenzione domiciliare: l’uomo è sposato ed ha un figlio. Nel processo è stata sentita anche la vittima che ha raccontato dettagliamene il copione di quella sera, nel camper dove si prostituisce da tempo in località cisternino: da quando il 24enne si fece avanti pur non avendo i soldi e lei gli intimò di andarsene. Fu quello, forse, a scatenare la furia del marocchino che, accecato nell’orgoglio, ha imposto il sesso alla donna senza risparmiarle paura e minacce. L’uomo, nel giorno in cui il tribunale ha pronunciato la sentenza, avrebbe essere dovuto sentito in aula ma non si è presentato nonostante i suoi legali lo abbiano ripetutamente chiamato al telefono pe rinvitarlo a raccontare la sua versione dei fatti. Secondo la difesa ci sono elementi, come il fatto che il rapporto sia avvenuto con il preservativo, che potrebbero trovare una diversa lettura. Appare scontato il ricorso in appello.