Mostra del mobilio, imprenditori valutano la struttura

Ponsacco, per la "torre" qualcosa si muove

La mostra del mobilio di Ponsacco

La mostra del mobilio di Ponsacco

Ponsacco, 9 gennaio 2017 - Non solo porte chiuse. C’è chi, di fronte alla proposta di investimento ha accennato un timido: «Vediamoci e parliamone». E così si sono tenuti dei sopralluoghi nella struttura. Troppo poco per indurre all’ottimismo ma pur sempre un segno di vita per non far dire: «E’ finita, gettiamo la spugna».

Resta accesa una luce per il recupero della Mostra del Mobilio, il poderoso palazzo di sei piani che svetta sulla testa dei ponsacchini ricordando i fasti degli anni in cui l’arredamento faceva sfracelli nel mondo. La Mostra, ormai chiusa da mesi, cerca acquirenti per una difficile riconversione.

Le problematiche, ad una prima analisi, appaiono insormontabili. Eppure: «Ci sono – garantisce il liquidatore Massimiliano Dell’Unto – alcuni investitori che, tramite degli intermediari, stanno valutando l’immobile». Valutando nel senso che stanno cercando di capire se la torre ponsacchina possa godere di una nuova chance: «Non è cosa semplice – è onesto Dell’Unto – anche perché sul tetto vi sono delle antenne, non vi sono parcheggi in zona, il fabbricato non è più giovanissimo e c’è anche un bar. Insomma, ci sono immobili che, per la loro semplicità, sono più immediati. Però...». Però qualcuno ci sta pensando tanto che si spera di avere una risposta: «Entro giugno magari anche prima. Anche se per vendere questa tipologia di palazzi non bisogna avere fretta. L’esperienza insegna».

Chi siano questi potenziali investitori al momento non è dato sapere: «Abbiamo parlato mediatori», si stringe nel più stretto riserbo Dell’Unto. Neppure è ben chiaro quale potrebbe essere l’eventuale nuova destinazione dei locali: «In una struttura del genere – spiega il liquidatore – si può fare tutto e niente. Dipende da quanto si vuole e si può investire. Gli spazi sono enormi anche se da riqualificare».

Sullo sfondo l’ipotesi che la Mostra, di proprietà di una ventina di soci, possa passare nella mani del Comune: «Di questo non ne abbiamo mai parlato anche se con l’Amministrazione è aperto un dialogo doveroso e continuo».