Perde alle slot: si sfoga picchiando la moglie

Botte e violenze (anche sessuali) dopo averla segregata. Il pm chiede 7 anni

Polizia

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Pontedera, 27 giugno 2019 - NESSUN sentimento. Per lui, 45enne marocchino, la moglie era solo un oggetto sessuale. L’avrebbe costretta a rapporti, tra minacce e botte, anche quando stava allattando il figlio. Una donna, la parte offesa di questa storia, che ieri mattina ha deposto davanti il collegio del tribunale di Pisa (presidente Beatrice Dani, a latere Iadaresta e Grieco), evidenziando tutte le sofferenze del tempo vissuto a fianco del marito. Che la voleva reclusa. «La teneva in casa, le tolse anche il telefono – ha detto il pubblico ministero Flavia Alemi in una lunga ed articolata requisitoria – . Gli dava il suo per farla parlare coi parenti. Isolata e picchiata». Del resto, ha ricordato il pm, c’era già un precedente in quest’unione fatta di violenze più che d’amore e già passato per l’aula di giustizia: quando la donna fu reclusa al punto di restare prigioniera tra le mura domestiche e solo con un biglietto recapitato dalla finestra alla vicina riuscì a chiedere i soccorsi ed i vigili del fuoco che la fecero uscire dalla finestra. Per quell’episodio, che fu un sequestro di persona, l’ha sottolineato lo stesso pm, l’uomo patteggiò una pena di 3 mesi e 10 giorni con la sospensione.

Ma la storia non cambiò. Lui spendeva soldi giocando. Buttava tutto nelle slot machine. «Non beveva, però, e non ha mai toccato i figli», ha detto la moglie testimoniando in aula. Ma scaricava tutta la sua frustrazione per i soldi in fumo alzando le mani sulla donna che aveva scelto di vivergli a fianco: calci, pugni, in ogni parte del corpo. Anche in volto. E i bambini? «Non aveva interesse per i figli: come se non ci fossero», ha ricordato il pm. Fu lui del resto a dire – ha rilevato la pubblica accusa in requisitoria –: «I miei soldi per i figli non ci sono».

Quelli erano solo per lui. E per il gioco. Tant’è che il 45enne è a giudizio anche per mancato sostentamento della prole. Per tutto questo secondo il pm Alemi deve essere condannato a 7 anni di reclusione: «essendo emersi – ha detto – tutti gli elementi che provano la sussistenza dei reati di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale verso quella moglie che doveva tacere. Vivere senza proferire parola. Non uscire. E servirlo in tutto. Anche ogni volta che aveva voglia di sfogare i suoi impulsi. Doveva fare sesso, senza ribellarsi. E poi tornare alle sue faccende». I fatti sono avvenuti in zona e provincia tra il 2008 e il 2010. Le indagini sono della Polizia di Stato Pisa.