
di Carlo Baroni
Il contesto di ripetuti e continuativi passaggi di oro e di metalli preziosi, rilevato nelle indagini condotte dai carabinieri di Pontedera, sono stati adeguatamente valutati, secondo la Cassazione, dai giudici di merito e non lasciano scampo alla presunta assenza del quadro probatorio a cui è stato fatto riferimento dai difensori. Così come congrue e logiche, secondo gli ermellini – si legge nella sentenza – sono le ragioni esposte per negare la sussistenza dell’ipotesi lieve del reato di ricettazione, in relazione al valore degli oggetti e non potendosi qualificare tenue il danno cagionato alle persone offese. Passano così definitive le prime due condanne del percorso giudiziario emerso dall’operazione "Golden Daytona" dei militari dell’Arma che ricostruirono il complesso intreccio di contatti e accordi nel quale finiva tanto oro. Un contesto nel quale la filiera della ricettazione viaggiava grazie ad un sistema ben oliato di conversazioni in codice, trattative serrate sui prezzi e tanto metallo prezioso.
Questa, come emerse dalle intercettazioni che sono state un pilastro dell’inchiesta, infatti, è la storia di una cospicua quantità di monili da fondere – frutto del saccheggio di abitazioni – e di pietre costosissime da smontare. I proventi delle razzie in decine e decine di appartamenti nelle province di Pisa, Lucca, Firenze e Livorno – è emerso dalla indagini – finivano in laboratori i cui titolari a loro volta cedevano i monili ai gioiellieri per la successiva rivendita nel circuito legale, dopo averli modificati per renderli irriconoscibili rispetto agli originali derubati. Gli investigatori in questa indagine hanno sequestrarono oltre 6 kg di oro, compresi alcuni lingotti realizzati, appunto, dalla fusione dell’oro rubato.
Nel secondo grado di giudizio, tuttavia, le pene si erano sensibilmente ridotte, ed rimasto in piedi solo il solo reato della ricettazione. Per Agim Zuka, 37 anni, domiciliato nel Podere Cincinnato a Pontedera, passa quindi definitiva la condanna a 4 anni di reclusione. Pietro Spinella, 60 anni, orefice, residente a Bibbona, è stato invece condannato in via definitiva a 3 anni di reclusione.
E’ invece ancora in corso in tribunale a Pisa il processo – anche qui il titolo di reato è la ricettazione – per gli imputati che hanno scelto il dibattimento: Vincenzo Celentano di Pontedera, Francesco Anaclerio, 46 anni, di Pisa e Serena Ceccarelli, 48 anni, di Pisa (difesi dagli avvocati Vestri e Cavani). Il giudice Paola Giovannelli sta ancora sentendo le persone offese che si sono viste ripulite dei loro ricordi: il processo, complessivamente, ne dovrà sentire una settantina.