Operaio morto, le risposte dall’autopsia

Cavadere nel casolare, proseguono le indagini per capire la dinamica dell’incidente. I referti dell’esame saranno decisivi

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di Ilenia Pistolesi

Si è volta ieri all’istituto di medicina legale di Pisa, l’autopsia sul corpo di Bektash Mesja, l’operaio 38enne trovato cadavere lo scorso giovedì all’interno della tenuta Mocajo, dove stava lavorando in alcuni cantieri di manutenzione per una ditta del Comprensorio del Cuoio. I referti dell’esame saranno decisivi per fare luce sui coni d’ombra che hanno avvolto la morte dell’operaio di origini albanesi.

In primis, il luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere, una palazzina di fresco restyling, in seconda battuta il cantiere in un vecchio rustico dove erano in corso lavori di manutenzione ordinaria. E l’operaio sarebbe precipitato proprio dal ponteggio di questo cantiere, poi caricato sulla sua Ford Fiesta (sequestrata dagli inquirenti) e il suo corpo sarebbe stato trascinato fino all’ingresso della palazzina, percorrendo un piccolo viale in pietra dove sono state rinvenute tracce ematiche. Quindi, resta al momento in piedi, fra le ipotesi, lo spostamento del cadavere dal cantiere dove era issato il ponteggio (sotto la lente degli inquirenti e in cui, stando un testimone oculare, sarebbbero stati rinvenuti indumenti pregni di sangue) per simulare una caduta accidentale dalla rampa delle scale della palazzina. Ma restiamo ancora in un cerchio di natura ipotetica, nell’attesa che l’autopsia sciolga una serie di dubbi e possa dare cornici esatte. In quale luogo è morto l’operaio, se è avvenuto lo spostamento del cadavere, se le lesioni fatali riportate dalla vittima sono compatibili con una caduta dalle scale o da un ponteggio di circa 7 metri. Altro aspetto su cui far luce, il momento in cui sono scattati gli allarmi ai soccorsi e la regolarità della posizione lavorativa dell’operaio. Il fascicolo d’indagine adesso passa nelle mani al gruppo specialistico anti infortuni. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e occultamento di cadavere. In questo secondo caso, se la pista di uno spostamento del cadavere sarà avvalorata dalle evidenze investigative e scientifiche.

Mesja, 38 anni, si trovava in Italia da circa un mese e lavorava per la ditta che si stava occupando dei cantieri di manutenzione alla tenuta del Comune di Montecatini Valdicecina. Già altre volte avva raggiunto l’Italia per motivi di lavoro: parte della famiglia vive infatti a Santa Croce sull’Arno, dove per anni ha vissuto anche il padre, un ex verniciatore in pensione. La madre della vittima, un fratello e il figlio di 11 anni vivono invece a Durazzo, in Albania, dove verrà sepolto Mesja.