Omicidio sull’argine, sarà processo lampo

Delitto Checcucci, prima udienza: accordo tra le parti sull’acquisizione di tutti gli atti. A fine mese la requisitoria e le arringhe

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CASTELFRANCO

di Carlo Baroni

Il grosso si gioca tutto sul punto chiave: Luigi Cascino, 53 anni di Fucecchio, reo confesso dell’omicidio del vicino di casa Roberto Checcucci, aveva pianificato il delitto? Uscì di casa il 27 settembre dell’anno scorso con l’intento di raggiungere la vittima – camminatore seriale da Fucecchio a Castelfranco – ed uccidere per consumare la vendetta contro il fratello dell’uomo? Secondo la procura – indagine del pm Fabio Pelosi – ci sono nelle risultanze investigative evidenze della premeditazione, aggravante che viene contestata e che impedisce all’imputato la scelta del rito abbreviato, in quanto siamo davanti ad un reato che che prevede l’ergastolo.

O invece le cose stanno diversamente, come – si apprende – punta a dimostrare la difesa, rappresentata dagli avvocati Antonio e Andrea Cariello? Ovvero che i due incrociarono la loro strada (forse per caso) – e il coltello Cascino lo aveva in tasca perché d’abitudine ne portava sempre uno – e ne nacque prima un diverbio e poi una colluttazione dagli esiti fatali per Roberto Checcucci. La risposta a questi interrogativi – a cui dovranno trovare una risposta i giudici della corte d’assise – è nelle centinaia di carte degli inquirenti e nel corposo lavoro di investigazioni difensive svolto dai due penalisti. Su tutto un punto fermo: Cascino ha confessato di essere stato lui il killer di Checcucci, qualche settimana dopo essere stato arrestato come indiziato di delitto dopo essere stato incastrato dal Dna. Cascino a quel punto fece ritrovare anche le armi e ammise la sua colpa: "sono stato io".

Il processo a Pisa si è aperto ieri, praticamente ad un anno esatto dall’omicidio: in aula anche i familiari di Cascino, il figlio e la moglie che quando ha visto entrare l’imputato in aula si è abbandonata ad un piatto dirotto e silenzioso. Perché questo è un processo con al centro una storia di grande dolore, che ha portato in un’aula penale due famiglie, pur diversamente distrutte dalla stessa vicenda. Le prime battute dell’udienza sono state riservate al corto circuito – secondo i difensori dell’imputato – tra giudizio immediato, udienza preliminare e beneficio del rito abbreviato: passaggio questo, secondo l’avvocato Antonio Cariello, nel quale s’incagliano i diritti di difesa.

La corte, che si è ritirata sul punto, è uscita dalla camera di consiglio con un’ordinanza che afferma che i benefici del rito abbreviato (un terzo di sconto della pena in caso di condanna) saranno riconosciuti in sentenza qualora i giudici arrivino ad una decisione che faccia cadere l’aggravante della premeditazione, o qualifichi diversamente il fatto. E quello che si è aperto ieri sarà un processo lampo: è stata decisa l’acquisizione di tutti gli atti (pm e difesa) che consentirà di procedere direttamente con la discussione. Un processo senza testimoni. Che alla prossima udienza (a fine mese) vedrà prima la requisitoria del pm e poi le arringhe.

Un processo, di fatto, basato sugli atti: il lavoro degli investigatori e dei consulenti, gli approfondimenti della difesa che ha prodotto anche le lettere che Cascino ha scritto alla moglie dal carcere, accertamenti tecnici e un memoriale nel quale la difesa, attraverso le parole dell’imputato, offre il suo copione dei fatti e le prove a supporto. Cascino ha scritto tutto. Non riesce a parlare. Il pianto lo travolge. Come fece nel sopralluogo sulla scena del crimine: scoppiò in un pianto disperato dicendo "portatemi via". Nei faldoni per la corte c’è tutto. Il duello tra le parti servirà a guidare i giudici. Chiamati a fare giustizia. Dopo aver valutato tutto. "La corte ha in mano il destino di quest’uomo", ha detto l’avvocato Antonio Cariello.