Omicidio a Castelnuovo: a giorni gli interrogatori dei cinque indagati

Cinque indagati sono in custodia cautelare per l'omicidio premeditato di Elson Kalaveri a Sasso Pisano. Un'indagine complessa ha portato alla luce una vendetta per una lite in Albania e le trasferte dei sicari prima del delitto.

Per i cinque indagati in custodia cautelare in carcere, per l’omicidio di Sasso Pisano, nei prossimi giorni, ci sarà il primo passaggio davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia che ancora non è stato fissato. A carico degli arrestati c’è un quadro di gravi indizi di colpevolezza, a vario titolo, per omicidio premeditato in concorso, porto abusivo di armi e contraffazione di targhe. L’accusa è quella di aver portato a termine l’esecuzione di Elson Kalaveri, che morì dopo una scarica di 16 colpi il 18 agosto dello scorso anno a Sasso Pisano. Una esecuzione accuratamente pianificata da uno degli indagati, di nazionalità albanese, fratello di un soggetto dapprima ferito dalla vittima dell’omicidio durante una lite in Albania (nel 2014) e successivamente deceduto a seguito delle lesioni riportate (nel 2019). Un’esecuzione portata materialmente a compimento da un gruppo di fuoco composto dai restanti tre indagati,italiani (2 qualli che spararono), con l’ausilio di un connazionale del mandante, residente nel Comune di Castelnuovo che ha svolto il ruolo di basista. Il mandante – è stato ricostruito – in una complessa indagine coordinata dal pm Giancarlo Dominijanni – voleva sostanzialmente vendicare il fratello, e tale interesse ha incontrato quello convergente del connazionale basista, da ricondurre – si apprende – a tensioni sviluppatesi in epoca prossima al delitto per divergenze di natura economica, presumibilmente da ricollegare ad attività connesse con il settore degli stupefacenti.

Da una conversazione tra i due – mandante e basista – i carabinieri di Pisa i hanno appreso l’organizzazione della trappola ai danni della vittima. L’indagine ha accertato l’attivazione di schede telefoniche con intestazione fittizia, consegnate ad un componente del gruppo di fuoco ed al basista, le trasferte in Toscana dei sicari per effettuare sopralluoghi e per portare l’auto - poco meno di due mesi prima dell’evento – che i sicari utilizzeranno per commettere l’omicidio. Un lavoro investigativo che ha visto in campo in modo determinante anche analisi tecnico-scientifiche condotte dai Ris di Roma e Parma a caccia di impronte su migliaia di ticket dei pedagg autostradali.

Carlo Baroni