
«Mino Trafeli: essere moderni/diventare contemporanei. 1968-1947», è il titolo della mostra che sarà inaugurata l’11 aprile a Palazzo dei Priori. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 15 ottobre
VOLTERRAVolterra rende nuovamente omaggio a Mino Trafeli, uno dei suoi più grandi figli. "Mino Trafeli: essere moderni/diventare contemporanei. 1968-1947" è la terza e conclusiva mostra di un ciclo retrospettivo che il Comune di Volterra, con il sostegno del Comitato per la pubblica fruizione del patrimonio artistico di Mino Trafeli, dedica all’artista, il primo scultore volterrano che ha compiuto il passaggio decisivo dalla figurazione alla modernità fino al postmodernismo e alla contemporaneità dei linguaggi plastici. L’inaugurazione è fissata a Palazzo dei Priori l’11 aprile alle 16:30, con la mostra che ha la curatela di Marta Trafeli figlia dell’artista e responsabile dell’Archivio Trafeli e Marco Tonelli. La città di Volterra è inscindibile dalla storia privata e professionale di Mino Trafeli, figlio e nipote di alabastrai e lui stesso praticante di bottega fin da bambino, che seppe però superare la cultura artigianale e popolare senza mai dimenticarla, utilizzando l’alabastro come vero e proprio materiale scultoreo.
Dopo le esposizioni a Palazzo dei Priori tra 2022 e 2024 dal titolo "Gli anni della svolta 2018-1980" e "Dall’oggetto allo spazio 1980-1968", la mostra "Mino Trafeli: essere moderni/ diventare contemporanei 1968-1947" ripercorre la carriera dello scultore volterrano fino alle sue origini moderne, quando nel 1947, dopo anni di "fiorentinismo rinascimentale" e di forzature di suggestioni "strapaese" (a Firenze frequenterà personaggi del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti e Alessandro Parronchi) iniziò a ispirarsi al cubismo, a Parigi, alla scultura di Boccioni e Mino Rosso, allargando via via il suo orizzonte prima verso il neonaturalismo, poi l’informale e, alla soglia del 1968, verso l’arte oggettuale. Palazzo dei Priori ospita così la mostra conclusiva dedicata alla sua scultura con opere che vanno dalle prime chine e opere in legno di matrice cubofuturista di figure maschili e femminili del 1947 fino alle sculture in ferro saldato e "cucito" dedicate a figure femminili, animali, radici, madri, per arrivare al ciclo "Figura e ambiente" in bronzo unitamente a grandi tempere e dipinti degli anni Sessanta, un genere, quello pittorico, che Trafeli poi convertirà nel corso dei decenni in sculture dipinte, cartelle grafiche e concettoni spaziali, come preannuncia l’opera di datazione più tarda in mostra, una Radice del 1968 in marmo giallo e resina. La mostra sarà visibile fino al 15 ottobre 2025.