‘Ndrangheta, confisca da 2 milioni

Il provvedimento ha colpito conti, libretti, polizze e aziende di un imprenditore delle pelli e dei suoi familiari

SANTA CROCE

di Carlo Baroni

Una ventina tra conti correnti, libretti di deposito, carte prepagate, strumenti finanziari e polizze vita, 6 autoveicoli e 3 aziende. Tutto confiscato, per un valore di circa due milioni di euro, ai sensi del codice antimafia. Il provvedimento è stato eseguito ieri dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze nei confronti dell’imprenditore Cosma Damiano Stellitano, 55enne, titolare di

imprese nel settore conciario in Calabria e a Santa Croce. Al termine delle indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle, era infatti emersa, "sia la condizione della pericolosità sociale del predetto imprenditore – gravemente indiziato dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio – sia

una forte sproporzione tra il valore dei beni di cui aveva la disponibilità, anche per interposta persona, e il reddito dal medesimo dichiarato".

Sulla base delle risultanze emerse, la Procura (titolari del fascicolo il procuratore aggunto Luca Tescaroli e i sostituti Giuseppina Mione e Fabio Di Vizio) - si apprende - ha avanzato la richiesta di applicazione della misura patrimoniale e l’ufficio misure di prevenzione del Tribunale, presieduto da Raffaele D’Isa - valutando la sussistenza dei requisiti di legge, di seguito ai provvedimenti di sequestro eseguiti nel 2019 e nel 2020, ha disposto anche la confisca degli stessi beni. In particolare, all’imprenditore e ad alcuni dei suoi familiari sono stati confiscati conti, polizze, autoveicoli e aziende. I provvedimenti patrimoniali eseguiti traggono origine dall’operazione "Vello d’Oro" che nel 2018 aveva portato all’arresto di 14 persone tra la Calabria e la Toscana, per reati che vanno dall’associazione per delinquere all’estorsione, dal sequestro di persona all’usura, dal riciclaggio all’abusiva attività finanziaria, dall’emissione di fatture per operazioni inesistenti al trasferimento fraudolento di valori, anche con l’aggravante del metodo mafioso.

Nel contesto erano state attenzionate alcune società, riconducibili all’imprenditore, che secondo l’accusa, avevano veicolato capitali illeciti, di fatto in raccordo tra le società coinvolte e il sodalizio criminale contiguo alle famiglie ‘ndranghetiste dei Barbaro e dei Nirta, attive nella zona del litorale jonico, nonché personaggi collegati al clan camorristico Lo Russo, dell’area nord della città di Napoli. Vell’d’Oro, divisa in due distinte operazioni, è già processo in tribunale a Firenze. Anche la seconda tranche – nella quale una posizione è stata definita con patteggiamento – ha passato il varco dell’udienza preliminare. Al momento al dibattimento ci sono due processi distinti, entrambi alla prima udienza e con 13 imputati ciascuno.