"Mio fratello riconobbe la coppia"

Aggredito in casa con coltello alla gola, in due a giudizio. La testimonianza della sorella della vittima

Un anziano rapinato a casa. Coltello alla gola per farsi consegnare cellulare e soldi. A processo di sono finiti in due, un uomo e una donna, che fin dal primo istante hanno ribadito la propria innocenza. E lei, in particolare – è emerso ieri al dibattimento – rese spontanee dichiarazioni alla polizia giudiziaria per dire che c’era stato uno scambio di persona, fornendo anche precise indicazioni. I fatti sono del febbraio 2018. Il processo è entrato nel vivo ieri. Ma la parte offesa, nel frattempo, è venuta a mancare. Di lui, però, è rimasta la denuncia, le dichiarazioni rese alla polizia di Pontedera e il riconoscimento che l’uomo fece delle persone che lo avrebbero rapinato.

Ed è rimasta la testimonianza della sorella dell’anziano, sentita ieri mattina, per ricostruire la drammatica mattina del fatto: sarebbe stato proprio durante una breve assenza della donna per andare al bar che due soggetti avrebbero messo a segno la rapina. "Quella mattina – ha ricordato la signora, rispondendo al pm Miriam Pamela Romano – andando da mio fratello, per le scale, incontrai un uomo e una donna, li salutai. Quando arrivai in casa trovai la porta aperta e lui mi riferì che due persone si erano presentate poco prima per offrire dei servizi che lui aveva rifiutato". Poi la donna uscì per compere. Al bar nelle vicinanze dell’abitazione le sembrò di vedere gli stessi due che aveva incontrato per le scale. Al suo rientro in casa trovò l’uomo in stato di agitazione che, molto provato, le riferì di essere stato minacciato con un coltello e rapinato dagli stessi che poco prima si erano presentati a cercare lavoro. Ma chi erano? Erano gli imputati, o si trattò di altri? Questo il nodo al centro del processo.

"Mio fratello li riconobbe al commissariato, li conosceva perché tempo prima li aveva incontrati al bar ed aiutati con qualche spicciolo", ha detto la donna, aggiungendo che l’uomo li riconobbe anche di persona, quando li intravide in una stanza del commissariato. Lei, invece, rivedendo le foto non è riuscita a ricordare i volti: "è passato troppo tempo". I due imputati Gardijah Kadri, 33 anni e Sara Rufat, 29 anni – assistiti dagli avvocati Chiara Ruberti e Silvia Falchi – hanno sempre detto di non entrarci nulla con quella storia. E anche la perquisizione a loro carico dette esisto negativo.

Carlo Baroni