di Ilenia Pistolesi   E’ più di un istituto superiore, perché studiare al liceo classico significa impugnare le chiavi che aprono il mondo. I classici forniscono quegli strumenti in grado di codificare il reale. Al Carducci, le iscrizioni al primo anno sono in drastico calo, ma ancora si attendono conferme. E’ la voce di alcuni ex studenti del liceo di Volterra a spiegare come il classico non sia una scuola da rottamare, ma da amare visceralmente. "Ho studiato al classico di Volterra e anche se ho scelto materie scientifiche all’università, quei cinque anni sono stati basilari per il futuro. Ho sempre consigliato di fare il liceo classico a Volterra. Pensiamo all’eredità linguistica che ci ha lasciato il greco e alla dimensione dello stesso liceo di Volterra – dice Alessio Barbafieri, sindaco di Lajatico – che consente un rapporto più strutturato fra docente e studente. E la città, con la sua storia, instaura un rapporto osmotico con il classico". Per l’ex sindaco Marco Buselli, il percorso di studi al classico "è stato fondamentale nella costruzione del personale senso critico. Non dimenticherò mai una lezione fuori dal comune del professore di greco Renato Bacci, proprio sul senso critico e sulla sua importanza nel permetterci di stare al mondo come esseri pensanti. In questo senso il classico mi ha insegnato a vivere". "La notizia del calo di iscrizioni al classico mi riempie di tristezza – parla l’archivista Alessandro Furiesi - Mi pare che, storditi dal miraggio del "saper fare" piuttosto che dal "saper essere", molti la considerino erroneamente una scuola inutile ai fini pratici. Invece il classico, oltre a una sana abitudine allo studio serio e sistematico, ha la capacità di formare sensibilità profonde e acute. Questa scuola aiuta a cogliere e utilizzare nella sua pienezza il ricco patrimonio linguistico e comunicativo dell’italiano, nonché la molteplicità di stimoli razionali e culturali che ci vengono dal mondo greco-romano, per sviluppare spirito critico, approfondire ambiti di studio anche diversi. Volterra non può permettersi di perdere un’ istituzione, senza la quale la nostra città, che fa del patrimonio culturale materiale e immateriale la propria ricchezza, sarebbe più povera". Il classico come un investimento sul futuro. "Cinque anni belli tosti, anche con qualche momento di sconforto, non lo nego. Ma oggi ringrazio i miei genitori per avermi assecondata, perché gran parte di quella che sono lo devo al classico – dice Katia Di Nardo, imprenditrice - Lo devo alle versioni di latino e greco, alla filosofia. Lo devo alla classe di ragazzi meravigliosi che solo in un contesto piccolo come quello del Carducci potevo trovare. Lo devo anche a molti insegnanti". "Pur avendo intrapreso una carriera scientifica, il classico dà un’elasticità mentale, un modo di ragionare che si ritrova nella vita comune – dice il farmacista Francesco Cerri – Anche lo studio del latino e del greco dà un’apertura che ritroviamo nel vissuto professionale e sociale. E’ una scuola che rifarei sicuramente".

Cronaca

di Ilenia Pistolesi 

E’ più di un istituto superiore, perché studiare al liceo classico significa impugnare le chiavi che aprono il mondo. I classici forniscono quegli strumenti in grado di codificare il reale. Al Carducci, le iscrizioni al primo anno sono in drastico calo, ma ancora si attendono conferme. E’ la voce di alcuni ex studenti del liceo di Volterra a spiegare come il classico non sia una scuola da rottamare, ma da amare visceralmente.
"Ho studiato al classico di Volterra e anche se ho scelto materie scientifiche all’università, quei cinque anni sono stati basilari per il futuro. Ho sempre consigliato di fare il liceo classico a Volterra. Pensiamo all’eredità linguistica che ci ha lasciato il greco e alla dimensione dello stesso liceo di Volterra – dice Alessio Barbafieri, sindaco di Lajatico – che consente un rapporto più strutturato fra docente e studente. E la città, con la sua storia, instaura un rapporto osmotico con il classico". Per l’ex sindaco Marco Buselli, il percorso di studi al classico "è stato fondamentale nella costruzione del personale senso critico. Non dimenticherò mai una lezione fuori dal comune del professore di greco Renato Bacci, proprio sul senso critico e sulla sua importanza nel permetterci di stare al mondo come esseri pensanti. In questo senso il classico mi ha insegnato a vivere". "La notizia del calo di iscrizioni al classico mi riempie di tristezza – parla l’archivista Alessandro Furiesi - Mi pare che, storditi dal miraggio del "saper fare" piuttosto che dal "saper essere", molti la considerino erroneamente una scuola inutile ai fini pratici. Invece il classico, oltre a una sana abitudine allo studio serio e sistematico, ha la capacità di formare sensibilità profonde e acute. Questa scuola aiuta a cogliere e utilizzare nella sua pienezza il ricco patrimonio linguistico e comunicativo dell’italiano, nonché la molteplicità di stimoli razionali e culturali che ci vengono dal mondo greco-romano, per sviluppare spirito critico, approfondire ambiti di studio anche diversi. Volterra non può permettersi di perdere un’ istituzione, senza la quale la nostra città, che fa del patrimonio culturale materiale e immateriale la propria ricchezza, sarebbe più povera".
Il classico come un investimento sul futuro. "Cinque anni belli tosti, anche con qualche momento di sconforto, non lo nego. Ma oggi ringrazio i miei genitori per avermi assecondata, perché gran parte di quella che sono lo devo al classico – dice Katia Di Nardo, imprenditrice - Lo devo alle versioni di latino e greco, alla filosofia. Lo devo alla classe di ragazzi meravigliosi che solo in un contesto piccolo come quello del Carducci potevo trovare. Lo devo anche a molti insegnanti". "Pur avendo intrapreso una carriera scientifica, il classico dà un’elasticità mentale, un modo di ragionare che si ritrova nella vita comune – dice il farmacista Francesco Cerri – Anche lo studio del latino e del greco dà un’apertura che ritroviamo nel vissuto professionale e sociale. E’ una scuola che rifarei sicuramente".

"Liceo classico, un rapporto speciale con la città"    

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