"La morte di Sara non ha colpevoli? Io non mollo, li troverò"

Antonio Scimmi si lascia andare ad un lungo sfogo dopo l’assoluzione del camionista che investì la figlia 19enne

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SANTA MARIA A MONTE

Il giallo della morte di Sara Scimmi resta in piedi, con le sue ombre e i suoi misteri. Più fitti dopo che il tribunale di Firenze ha assolto (ritenute insufficienti, assenti o contraddittorie le prove) – il pm aveva chiesto 5 anni – Milko Morelli, 50enne di Santa Maria a Monte, il camionista che investì la giovane di 19 anni di Castelfiorentino. Si è difeso dicendo di non essersi accorto "che sulla carreggiata c’era un corpo". E la rabbia della famiglia, dopo il processo, corre sui social. Dopo la sorella, Giulia, anche Antonio, il padre della ragazzina trovata cadavere nella notte del 9 settembre del 2017, ha scritto un lungo post carico di un dolore mai sopito nel quale il genitore conclude: "Io non mollo, vado avanti fino a scoprire chi è stato a far morire il mio angelo e lo farò sino all’ultimo attimo della mia vita".

Sara Scimmi venne travolta da un mezzo pesante mentre si trovava, per cause non chiarite, in mezzo ad una strada regionale. Sul caso era stato aperto anche un secondo fascicolo (archiviato) per omicidio volontario contro ignoti, mirato a far luce sugli attimi precedenti al momento in cui la giovane era finita in mezzo alla strada. "Mia figlia è stata uccisa due volte", scrive il signor Antonio dopo il pronunciamento del tribunale e, sull’intera vicenda, attacca anche quelle che ritiene essere lacune delle indagini a partire dalle testimonianze. E poi il video che avrebbe dato un contributo determinante: "È venuto fuori un video di un’ora che immortala il passaggio dei veicoli e non è mai stato usato per cercare la vettura che incrocia il tir secondi prima dell’incidente".

Due lunghi post che trasudano amarezza, sconcerto, ma "i familiari non si arrendono e mai lo faranno". Del resto, dopo questo processo, il caso è più aperto di prima con il suo carico di interrogativi rimasti senza risposta. Infatti – anche se poi si è concluso con l’archiviazione – c’era stato un altro filone d’indagine per omicidio volontario contro ignoti per verificare se Sara, prima di essere travolta dal camion, fosse stata aggredita, o abbandonata in strada, o travolta da altre auto: al momento dell’investimento Sara era stesa al centro della 429. Dall’esame del medico legale è emerso che sul corpo della vittima vi erano anche lesioni non riconducibili al sormontamento del camion. E, di più, le indagini non avrebbero chiarito il destino di un orologio e di un anello, indossati dalla 19enne nelle foto scattatele in discoteca ma mai trovati sul luogo dell’incidente né nelle vicinanze.

Gli accertamenti che portarono alla richiesta di archiviazione hanno riguardato anche l’esame dei filmati recuperati dalle telecamere e le testimonianze di giovani che si trovavano dentro e fuori la discoteca dalla quale la 19enne si era allontanata poco prima. Ma non emersero allora riscontri che qualcosa, prima dell’incidente, fosse accaduto. L’avvio del processo per omicidio stradale e fuga non aveva dissipato ombre e dubbi. Ora di nuovo presenti. "Mia figlia Sara e lì che aspetta giustizia e noi la vogliamo e la pretendiamo", scrive il genitore. E l’obiettivo senza dubbio sarà, più di prima, una riapertura delle indagini.

Carlo Baroni