L'incubo di un 22enne 'prigioniero' sull’isola St Marteen: «Italiani bloccati» / VIDEO

Dopo il passaggio dell’uragano Irma non riesce a tornare in Italia

"Prigionieri" sull’isola di St Marteen

"Prigionieri" sull’isola di St Marteen

San Miniato (Pisa), 12 settembre 2017 - PARTONO tutti, ma non gli italiani. Va avanti ormai da giorni l’odissea di Alessandro Lupo, il 29enne di San Miniato rimasto prigioniero sull’isola di St Marteen dopo il passaggio dell’uragano Irma. La situazione, a qualche giorno di distanza dalla tragedia che ha colpito i Caraibi e che adesso si sta abbattendo sulle coste della Florida, è disperata. L’isola è una nazione costitutiva del regno dei Paesi Bassi, ma la parte Nord è territorio francese. Le autorità olandesi e transalpine si stanno attivando per trarre in salvo i propri connazionali e così stanno facendo anche gli americani, le cui navi militari fanno la spola con le coste a Sud degli Stati Uniti ormai da qualche giorno. «Per gli italiani, però, non è ancora stata trovata una soluzione. Per fortuna siamo costantemente in contatto con Alessandro – spiega la sorella Serena – e se da un lato siamo contenti nel sentire che sta bene, dall’altro siamo sempre più preoccupati. In questi giorni ho parlato con la Farnesina: ci hanno detto che per il rientro dei tanti italiani che si trovano sull’isola in vacanza o per lavoro si stanno appoggiando al consolato francese, ma la situazione è paradossale. Fanno partire tutti tranne loro». Il giovane Alessandro ha postato alcuni video sul suo profilo Facebook in cui denuncia i trattamenti di disparità che vengono applicati nel piccolo aeroporto di Grand Case, tornato in funzione dopo l’uragano. Da lì partono voli diretti in Francia e in Olanda, ma per gli italiani non c’è posto.

«NEGLI ULTIMI due giorni ha fatto avanti e indietro in autostop, ma lo hanno sempre rispedito indietro. Ha un cane, Skip, che ha adottato sull’isola insieme alla sua ragazza. Gli hanno detto che non poteva portarselo dietro e lui ha rinunciato a salire sull’aereo per non abbandonarlo. Ma in realtà è tutta una scusa – dice ancora la sorella – perché dei francesi prima di lui sono partiti con un cane, mentre un’altra famiglia italiana con tanto di bambini e soprattutto senza animali non è stata imbarcata. Faccio un nuovo appello alle istituzioni affinchè si facciano sentire, olandesi e francesi si stanno attivando ed è necessario che lo faccia anche l’Italia». Per il momento Alessandro vive in una casa rimasta miracolosamente in piedi insieme a quattro amici. Hanno terminato le scorte e vanno avanti grazie ai viveri distribuiti dalle autorità francesi alla popolazione, «ma devono difendersi con bastoni e machete da ladri e sciacalli», dice preoccupata la sorella.