di Carlo Baroni SANTA CROCE Caduta in sentenza la contestazione dell’associazione a delinquere, e accolte ampie linee difensive. E’ il processo nato sull’inchiesta delle false griffe. Sul tavolo del gup di Firenze, Angela Fantechi, c’erano già le conclusioni delle parti civili (celebri maison di moda) e quelle del pubblico ministero che aveva chiesto pene fino a 4 anni di reclusione per gli indagati che avevano optato per essere giudicati con rito abbreviato. Nel mirino dei difensori, appunto (tra questi gli avvocati Flavio Russo, Federico Febbo, Beatrice Saldarini, Andrea Di Giuliomaria e Marco Schettini) c’è stato in modo particolare il reato associativo che la Procura contestava a quelli che riteneva essere i promotori del sistema. Era il reato cardine dell’inchiesta, quello che teneva in piedi anche i sequestri preventivi per quasi 5milioni di euro operati dagli inquirenti. Ieri il giudice, si apprende, si è pronunciato sugli abbreviati (rito che prevede lo sconto di un terzio della pena in caso di condanna) chiesto da otto imputati. Le pene vanno – tenuto conto dell’assoluzione per alcuni dei reati contestati a vario titolo – dalla condanna a un anno di reclusione a due anni e quattro mesi di reclusione oltre multa. Era l’autunno del 2020 quando scattarono arresti e sequestri tra l’Empolese e il Comprensorio. In ventuno soggetti, a vario titolo, finirono nei guai. A Santa Croce, peraltro, le fiamme gialle fecero uno dei sequestri più significativi, una griglia su cui si stampavano, con estrema fedeltà all’originale, i prodotti: pelletteria realizzata imitando con dovizia di particolari i marchi più celebri per poi aggredire, secondo la Procura, il mercato del lusso con prodotti "falsi" e con una rete che si estendeva dalla Versilia in tutto il mondo, fino all’estremo Oriente. Nel corso delle attività, durate oltre un anno e mezzo, furono sequestrati più di 50mila prodotti falsi, 500 metri quadrati di stoffa delle maison di moda. Un lavoro andato avanti mesi, quello degli inquirenti, con al centro le intercettazioni telefoniche in cui si parla di accordi, di spedizioni, di prezzi di borse e cinture. Otto le case di moda (tra cui le maison Gucci, Dior, Ferragamo, Yves Saint Laurent) costituitesi parte civile nel processo penale i cui risarcimenti – ha disposto il giudice – dovranno essere stabiliti in un separato processo civile. Il giudice ha disposto la confisca dei beni contraffatti. Tra questi c’è anche la piastra con marchio Gucci. Altri sei imputati – che non avevano chiesto riti alternativi – sono stati rinviati a giudizio.