"In Burkina Faso per costruire il pozzo dei sogni".

Volterra, ecco il secondo diario di viaggio dell'istituto Niccolini, nel Paese africano per l'alternanza scuola-lavoro

la delegazione scolastica in Burkina Faso

la delegazione scolastica in Burkina Faso

Volterra, 28 gennaio 2020- Gli studenti dell'istituto superiore Niccolini di Volterra e dell'istituto industriale Santucci di Pomarance si trovano in Burkina Faso, dove sono impegnati in un progetto di cooperazione internazionale per l'installazione di pannelli fotovoltaici in una scuola di Yargo e per la costruzione di un pozzo che servirà ad irrigare un "campo sperimentale".Ecco il secondo diario di viaggio che i ragazzi ed i loro insegnanti hanno inviato a La Nazione:

"Un’altra giornata terribilmente calda già dal primo mattino ci accoglie e meno male che dicono che qui è inverno . Come prima cosa questo venerdì inizia con una bella colazione, poi c’è chi progetta, chi scrive relazioni, chi fa conti e chi prova emozioni. Ci viene chiesto di dare il meglio di noi e non volendo deludere nessuno, la mattina è scandita da ritmi serrati di lavoro. Vogliamo progettare il campo dei sogni: che fatica, ma un mix di risate e battute allegre alimenta le nostre ispirazioni progettuali. Non fraintendiamo: abbiamo prontamente assimilato i ritmi di lavoro e in questo ci sentiamo già africani. Poi, quello che conta è il risultato. Dopo pranzo, senza nemmeno riposare un minuto, schizziamo verso l’agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo. Dopo uno scambio di idee e di informazioni utilissime, ci congediamo con la foto di rito. Di nuovo guidati da Benjamino, ci dirigiamo ad incontrare il presidente del Group Palmitech, importante realtà imprenditoriale nel campo delle energie rinnovabili. Finalmente un po’ di inglese anche se inciampiamo pure su questo…alla fine, da buon africani, siamo finiti in un bar tipico. Una festa improvvisata che si è conlcusa con un giro di spiedini di manzo con burro di arachidi e peperoncino piccante. Grandi abbracci e una promessa: prima di rientrare in Italia, dobbiamo tornare a godere di questa griglia".

"Il giorno successivo, alle 12.30 esatte, 200 bambini vengono golosamente accolti dalla nostra pizza italiana. Quattrocento occhi da civetta impaurita trasmettono stupore e meraviglia. La pizza, questa sconosciuta, viene presa dalle piccole manine. Via la divisa (quella da pizzaioli), indossiamo i nostri abiti “diplomatici”. Ci aspetta la presentazione del libro del Larlé Naaba Tigré che definisce le nuove sfide dell’agricoltura in Burkina Faso nella lotta contro la fame e per un migliore rendimento nella produzione agricola. Presenti in sala, tra gli altri, il Ministro dell’Agricoltura, il Ministro della Cultura, il Presidente di Confindustria Burkina Faso, docenti e ricercatori universitari. Tv e stampa nazionale riprendono l’evento. Anche il nostro gruppo si ritaglia uno spazio di “notorietà” non solo perché siamo gli unici bianchi oltre ad un docente universitario, ma anche perché il nostro progetto viene presentato all’assemblea. Dopo uno spumeggiante seminario intervallato da musiche e balli tradizionali, siamo stati invitati ad accomodarci nella sala privata al tavolo coi ministri. Il Larlé Naaba Tigré si avvicina al nostro tavolo, cogliamo l’occasione per dargli il dono di alabastro preparato per lui. Un saluto amichevole dalle autorità che ci lasciano andare solo dopo aver “chiesto la strada” e, come da abitudine concessa sempre a metà, usciamo. Torniamo a casa, accendiamo i computer e al lavoro come dei veri professionisti. Domenica, con la calma costante dell’Africa, ci alziamo e scopriamo che una massa di persone arcobaleno sta invadendo la piazza in prossimità delle nostre camere: sono qui per assistere alla messa domenicale, ognuno con la propria sedia scorticata e dalle mille tinte. Il rito religioso viene scandito da musiche celestiali ritmate che sembrano volerti scuotere per farti scrollare di dosso tutte le cose futili della vita. Il vento Harmattan (nasce nel Sahara e soffia verso sud-ovest) della domenica ci ha preso e ci ciondola da una parte all’altra fin quando la necessità ci inchioda alla progettazione".