Al liceo classico, lo studio della storia pesca nelle acque più profonde e ignote delle memorie cittadine, scavando nei faldoni degli archivi, veleggiando verso orizzonti nuovi di scoperte, traslando il lavoro in un grande spettacolo teatrale dove i liceali interpretano i personaggi di un passato spesso sconosciuto. E’ il progetto ‘Archivio, alla scoperta della storia’, portato avanti dal professore di storia e filosofia Emiliano Raspi e che riesce a coinvolgere, in un intreccio interdisciplinare, varie classi del liceo. Un metodo rivoluzionario in cui gli student del classico diventano protagonisti e hanno la possibilità di toccare con mano la storia, di restituirla alla comunità da un palco teatrale.  Professor Raspi, come funziona il progetto?  "È un progetto in orario extrascolastico che si affianca alle ore di lezione di storia a scuola: Volterra è una città che ha attraversato molte ere, e anche gli evi più moderni hanno molto da raccontare. Andiamo nell’archivio pre-unitario in biblioteca, o nell’archivio post unitario e mettiamo ai raggi X i faldoni per scovare storie inedite sulla città relative a un determinato periodo storico o a un preciso fatto storico".  Qualche esempio? "Abbiamo ricostruito la storia dei volterrani che parteciparono alla battaglia di Curtatone e Montanara, o i garibaldini in città e i monarchici. Ci siamo addentrati nella storia del Monte Voltraio, in quella della Guaita di Travale. La storia e i personaggi che gli studenti incrociano in questo viaggio a ritroso, vengono riportati a teatro". Come reagiscono gli studenti a questo approccio innovativo?  "Con gioia, studiano e si divertono. Il nostro non è un gioco, è un progetto interdisciplinare, consente di captare altre nozioni, ad esempio come destreggiarsi fra le pagine antiche degli archivi. La microstoria della città la colleghiamo alla macrostoria. È il recupero della memoria di Volterra". Il classico vive un drastico calo di iscrizioni.  "Mi auguro che vi siano i numeri per arrivare a fare la prima classe. Il rischio è quello di perdere un patrimonio importante di progetti che qui sono possibili grazie all’ambiente scolastico, che crea un approccio più empatico, e alla città, dimensione perfetta in cui studiare le materie classiche".  Ilenia Pistolesi

Cronaca

Al liceo classico, lo studio della storia pesca nelle acque più profonde e ignote delle memorie cittadine, scavando nei faldoni degli archivi, veleggiando verso orizzonti nuovi di scoperte, traslando il lavoro in un grande spettacolo teatrale dove i liceali interpretano i personaggi di un passato spesso sconosciuto. E’ il progetto ‘Archivio, alla scoperta della storia’, portato avanti dal professore di storia e filosofia Emiliano Raspi e che riesce a coinvolgere, in un intreccio interdisciplinare, varie classi del liceo. Un metodo rivoluzionario in cui gli student del classico diventano protagonisti e hanno la possibilità di toccare con mano la storia, di restituirla alla comunità da un palco teatrale. 
Professor Raspi, come funziona il progetto? 
"È un progetto in orario extrascolastico che si affianca alle ore di lezione di storia a scuola: Volterra è una città che ha attraversato molte ere, e anche gli evi più moderni hanno molto da raccontare. Andiamo nell’archivio pre-unitario in biblioteca, o nell’archivio post unitario e mettiamo ai raggi X i faldoni per scovare storie inedite sulla città relative a un determinato periodo storico o a un preciso fatto storico". 
Qualche esempio?
"Abbiamo ricostruito la storia dei volterrani che parteciparono alla battaglia di Curtatone e Montanara, o i garibaldini in città e i monarchici. Ci siamo addentrati nella storia del Monte Voltraio, in quella della Guaita di Travale. La storia e i personaggi che gli studenti incrociano in questo viaggio a ritroso, vengono riportati a teatro".
Come reagiscono gli studenti a questo approccio innovativo? 
"Con gioia, studiano e si divertono. Il nostro non è un gioco, è un progetto interdisciplinare, consente di captare altre nozioni, ad esempio come destreggiarsi fra le pagine antiche degli archivi. La microstoria della città la colleghiamo alla macrostoria. È il recupero della memoria di Volterra".
Il classico vive un drastico calo di iscrizioni. 
"Mi auguro che vi siano i numeri per arrivare a fare la prima classe. Il rischio è quello di perdere un patrimonio importante di progetti che qui sono possibili grazie all’ambiente scolastico, che crea un approccio più empatico, e alla città, dimensione perfetta in cui studiare le materie classiche". 
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Il prof che insegna  la storia ‘empatica’    

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Il prof che insegna la storia ‘empatica’

Al Classico di Volterra il progetto interdisciplinare di studio degli archivi della città. Che diventano teatro

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