Abbiamo immaginato di intervistare Iqbal Masih, ragazzino pakistano, prima bambino lavoratore e poi attivista, che ha dato un contributo fondamentale alla lotta per i diritti dei bambini.
Cosa ti ha portato alla decisione di batterti per i diritti dei bambini? Non sopportavo l’idea di sapere che tanti bambini come me erano obbligati a lavorare. So cosa si prova: la fatica fisica, il dolore della mancanza dei genitori, delle torture, quindi non volevo che più nessun bambino provasse tutto questo. E’ ingiusto, i bambini meritano solo di giocare ed essere liberi.
Durante la tua lotta, hai avuto paura e hai mai pensato di rinunciare? Certo che ho avuto paura e anche molta! Ma non ho mai pensato di rinunciare perché credevo in quello che stavo facendo e sapevo che era la cosa giusta, non solo per me, ma anche per gli altri bambini. E poi mi faceva più paura il fatto che molti coetanei potessero continuare ad essere sfruttati, a morire di lavoro senza mai divertirsi e andare a scuola.
Come ti sei sentito la prima volta che hai potuto giocare? Eh, mi sono sentito... ho provato un’emozione indescrivibile, che non è facile spiegare. Ero felice come se avessi salvato il mondo intero. Penso sia stato il momento più bello della mia vita, una sensazione di libertà. La prima volta che ho potuto giocare è stato con un aquilone e mi sono sentito libero. Sono felicissimo che, con il mio impegno, tanti bambini abbiano potuto provare le stesse emozioni.