Furto dell’aureola del patrono, l’identikit della banda

Pontedera, l’indagine sul clamoroso colpo al duomo

San Faustino

San Faustino

Pontedera, 7 febbraio 2018 - Erano in tre, si presume. Sbandati, probabilmente. Ipotesi investigative che si nutrono di indagini capillari: ore passate a visionare i frame delle telecamere – uno dopo l’altro – della zona che insiste intorno al Duomo di Pontedera. Un mosaico affatto banale che i carabinieri stanno provando a ricomporre per incastrare i ladri di San Faustino. L’aureola che abbracciava il teschio del patrono è stata trafugata nei giorni scorsi insieme ad una statuetta in argento del 1824 che vigilava sul tabernacolo.

Gli investigatori non credono che si tratti di un raid su commissione. O meglio, ritengono presumibile che gli autori siano delinquenti comuni attenti più ad arraffare spiccioli e oggetti preziosi piuttosto che opere d’arte o reliquie. Un modus operandi che rende ancor più esigue le speranze di ritrovare i due oggetti. La statistica, in questo senso, piega i sogni. I furti di corone ed ex voto sono più comuni di quanto si creda. Ma non esiste un mercato di riferimento (neppure clandestino) e quindi tali opere sono destinate a finire in un forno: fuse così da recuperarne la materia prima. Che questa operazione frutti poche decine di euro nelle tasche dei malviventi è qualcosa di secondaria importanza per chi deve sfangare il quotidiano.

E poi, ancora: in quanti avrebbero agito? Si sospetta che, a rovistare fra le ossa del martire, siano stati almeno in tre. La dinamica è relativamente articolata. Chi ha agito – nella tarda serata di mercoledì 31 gennaio – ha dovuto sollevare la pesante grata in bronzo sotto l’altare laterale. Poi ha colpito con un martello il vetro infrangibile per arraffare la corona in metallo argentato poggiata sulle ossa addormentate di San Faustino. Manodopera che ha richiesto l’intervento di un paio di persone. Alle quali si deve aggiungere un terzo complice incaricato di fare il palo.