Maltrattamenti alla Stella Maris, cresce ancora la lista degli indagati

Fauglia, l'indagine coordinata dal pubblico ministero Paola Rizzo alla battute finali

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

Fauglia, 16 novembre 2017 . Sono saliti tredici gli indagati nell’inchiesta sui presunti maltrattamenti ai danni di disabili ospiti nella struttura di Montalto della Fondazione Stella Maris. L’ultimo operatore sarebbe stato individuato non attraverso le immagini registrate dalle telecamere nascoste dei carabinieri, ma negli approfondimenti, tra interrogatori e denunce querele sulla vicenda, che sta portando avanti la Procura pisana, guidata dal procuratore capo Alessandro Crini, per giungere ad una cognizione piena del caso che ha suscitato imbarazzo e indignazione. E con gli approfondimenti che sarebbero in corso proprio in questi giorni – l’inchiesta è alle battute finali, coordinata con grande scrupolo dal pubblico ministero Paola Rizzo – la lista, forse, potrebbe allungarsi ancora. Infatti già nel settembre scorso, quando si seppe che ai nove indagati iniziali se ne erano aggiunti altri tre, proprio l’associazione genitori del centro auspicava che l’indagine arrivasse, se necessario, anche ad «un livello superiore, quello che avrebbe dovuto controllare e che potrebbe non aver controllato, oppure soggetti che avevano visto e taciuto quello che accadeva». Gli ultimi interrogatori, appunto, potrebbero chiudere tutti i «cerchi» di questa vicenda – aperti scavando a tutto tondo, negli accadimenti prima che le telecamere vedessero o dove le telecamere non potevano arrivare – i cui profili di responsabilità penale, se ritenuti sussistenti all’esito dell’attività, tra una manciata di giorni, diventeranno i capi d’imputazione per chiedere il rinvio a giudizio. Ovviamente con «pesi» diversi delle posizioni di ogni singolo. Nove, a questo punto dei tredici operatori indagati per i presunti maltrattamenti ai danni di ventitré disabili, sono già stati licenziati. Licenziamenti, peraltro, impugnati dai destinatari del provvedimento. Per gli altri (sicuramente tre già colpiti da misura cautelare disposta dal gip di Pisa) il procedimento disciplinare sarebbe ancora in corso. L’indagine sulla struttura di Montalto della Stella Maris è scattata, appunto, in seguito alla denuncia di una coppia di genitori di un paziente.

Da qui la decisione degli inquirenti di installare le microspie nella residenza: le intercettazioni sono andate avanti per quasi tre mesi – da agosto a novembre 2016 – ampliando al massimo il campo visivo dentro le mura della struttura. Osservazioni che, secondo la Procura, avrebbero documentato una particolare asprezza nelle condotte degli operatori tanto da configurarsi l’ipotesi di maltrattamenti all’interno del centro per adolescenti e giovani adulti. Episodi di cui parlavano anche alcune lettera anonime recapitate alla guardia di finanza. Nel marzo scorso a distanza di pochi giorni tra un provvedimento e un altro, il giudice Iadaresta, nelle funzioni di gip, applicò a nove operatori la misura cautelare della sospensione dal servizio per un anno. Subito la Fondazione Stella Maris, ente di grande importanza sociale e scientifica, avviò per parte sua una profonda indagine interna e una riorganizzazione della struttura con immediati riscontri positivi. Poi per mesi le immagini riprese dalle telecamere sono state mostrate ai familiari degli ospiti facendo lievitare il fascicolo del pm Rizzo di nuove querele.

L’acquisizione di testimonianze, gli interrogatori e l’emergere di ulteriori dettagli e circostanze ha portato anche a cercare altre presunte responsabilità e condotte da censurare. L’avviso di conclusione delle indagini (il 415 bis) potrebbe essere alle porte ed essere notificato con i primi di dicembre o comunque entro natale. Dopo una prima fase d’indagine passata dal gip Elsa Iadaresta, il fascicolo sulla vicenda è passato al nuovo giudice per le indagini preliminari Pietro Murano. Sugli sviluppi, che potrebbero essere importanti e imminenti, c’è molta attesa specie da parte dei familiari degli ospiti che con le loro denunce chiedono giustizia, ma che probabilmente sperano di chiudersi velocemente alle spalle questo capitolo doloroso.