Delitto nel bosco, il 18enne di Pontedera: "Vivo per miracolo"

Rahhal El Jarmuni è a casa. Parla il suo legale

La zona del delitto

La zona del delitto

Pontedera, 29 agosto 2019 - Ha rischiato la vita, ma ora è a casa, a Pontedera, da parenti, Rahhal El Jarmouni, poco più che 18enne, il marocchino che si è salvato dall’agguato nel bosco di Gavorrano, il 12 agosto scorso, quando è stato ucciso il connazionale Bouazza Jarmouni, 25 anni. Un delitto avvenuto in un campo all’interno della zona mineraria dismessa dei bacini di San Giovanni, nella frazione di Filare. Lì, vicino a uno dei consueti bivacchi allestiti dagli spacciatori, tra pinete e macchia mediterranea, e da cui escono per incontrare gli acquirenti di stupefacenti, fu trovato il corpo del 25enne. Rahhal, ferito da un colpo di pistola all’addome, riuscì ad arrivare al punto di primo soccorso di Follonica. Il ragazzo – che anche in passato aveva gravitato su Pontedera – venne trasferito in elisoccorso a Siena per essere sottoposto a un intervento chirurgico. I suoi ricordi dell’agguato ed i messaggi in lingua araba che subito dopo gli spari, inviò a uno zio per avvisarlo dell’accaduto, sono stati importanti per le indagini coordinate con scrupolo e celerità dal pm Anna Pensabene e dagli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri.

In un primo momento l’ipotesi avanzata era quella del regolamento di conti, anche per la modalità dell’agguato. Poi ha preso consistenza la pista della rapina e in neppure 48 ore i carabinieri hanno raccolto «univoci e concordanti indizi di colpevolezza» a carico di Mirko Meozzi, 45enne di Scarlino ( Grosseto) con una complice di 33 anni di Suvereto (Livorno), Sonia Santi, residente a Suvereto: i due avrebbero organizzato una rapina ai danni dei due pusher colpendo i due spacciatori con tre colpi sparati da una pistola calibro 9 di proprietà della donna. A sparare, secondo gli inquirenti, è stato Meozzi.

«Anche il mio assistito – dice l’avvocato Massimo Parenti di Pontedera, che assiste il 18 enne – ha indicato nella figura di un uomo quello che ha fatto fuoco quella notte: si ricorda tutto perfettamente. Si tratta, da quanto finora emerso, di una rapina sfuggita di mano agli indagati: del resto a casa della donna è stata trovata parte della droga che sarebbe stata portata via alle due vittime (10 grammi di hashish e 3 grammi di cocaina) nonché l’arma verosimilmente utilizzata». Al momento, da quanto si apprende, non sarebbe però contestata dalla Procura la rapina a Meozzi e Santi che, nelle dichiarazioni che hanno reso, si sarebbero accusati a vicenda. Intanto Meozzi è stato trasferito da Grosseto a Terni perché «temeva per la sua incolumità – ha detto uno dei suoi legali, avvocato Francesca Fusco – In questi giorni, nonostante si trovasse in isolamento, è stato più volte minacciato dai connazionali dello spacciatore ucciso». Il legale ha inoltre annunciato il ricorso al tribunale del riesame per chiedere la revoca della misura del carcere. La santi è invece in carcere a Sollicciano.