Daniela, la para-atleta che frantuma record mondiali

La storia di Pierri e il sogno olimpico

Daniela Pierri

Daniela Pierri

Pontedera, 7 luglio 2019 . Il sogno di Daniela Pierri si chiama Tokyo 2020. Ed ha tutte le ragioni per inseguirlo. Lei, ieri, sui 100 metri si è posizionata sul podio italiano, ed è prima anche nel salto in lungo con un balzo che l’ha portata a 3 metri e 26 centimetri. Sul salto in alto ha raggiunto il mentre e tre centimetri, che è nuovo record italiano e nuovo record europeo. Daniela, 36 anni, nata in Puglia, priva della gamba destra, testimonial di SuperAbile, da tempo vive e si allena a Pontedera con la società Atletica “La Galla”. La determinazione è uno dei profili strategici di questa campionessa: «Non sono capace», è un’espressione che non esiste nel vocabolario di Daniela il cui esempio può essere utile a tanti altri ragazzi e ragazze. Daniela è fresca di successo, a Jesolo, con i risultati di ieri. E qui ci racconta sacrifici ed obiettivi.

Cosa significa essere una paratleta in Italia?

«Tantissimo sacrificio, più grande per chi, come me, si trova a gareggiare con protesi non sempre adatte e che andrebbero rifatte. La passione mi tiene in piedi, la realizzazione di un sogno coltivato fin da piccola, la voglia di farcela anche soffrendo. Ecco perché, nonostante tutto, a chi vive la mia condizione, consiglio comunque lo sport. Ti aiuta a capire chi sei».

Non ci sono adeguati sostegni economici per le atlete come lei?

«Le spese sono moltissime, le protesi costano centinaia di euro. Vado avanti con il sostegno degli amici e di alcune associazioni anche sportive. Il vero sostegno, per ora, c’è solo per atleti che gareggiano a livelli molto alti. Io resisto comunque, continuo ad ottenere ottimi risultati, potrei migliorare molto con protesi fatte bene. Lo Stato, su questo fronte, è latitante».

In altri sport sarebbe più facile?

«Certamente. Pensiamo al nuoto, per esempio. O al canottaggio. Nell’atletica servono ausili di livello».

Sogna le Olimpiadi?

«Un grande obiettivo che però, onestamente, vedo lontano. Le protesi mi stanno creando micro lesioni e negli ultimi tempi non ho potuto fare un’attività di allenamento regolare: a volte sono stata costretta a stare anche quattro giorni ferma. La mancata continuità può avere un peso. Devo ammettere però che, nonostante questo aspetto, ho continuato a migliorare. Vediamo. La speranza resta».

L’arrivo in Toscana è stato importante, giusto?

«Direi fondamentale. Sono seguita molto bene su tutti i fronti e questo, devo dire, è stato decisivo per i risultati che ho ottenuto fin qui».

Quindi è pronta a consigliare chi vuol seguire la sua strada?

«Certamente. Sono qui, anche per aiutare fornendo consigli e contatti a chi deve scontarsi con gli ostacoli economici di quest’attività».