Industria 4.0 e conciario: lo sviluppo è a macchia di leopardo

Presentata a Santa Croce una ricerca per capire l’impatto dell’applicazione delle muove tecnologie nei processi produttivi

Operaio in conceria

Operaio in conceria

Santa Croce sull'Arno, 21 gennaio 2020 - Un campione di 80 aziene. Domande mirate. Al centro una ricerca, presentata oggi,  per capire l’impatto dell’applicazione delle tecnologie Industria 4.0 nei processi produttivi delle filiere toscane della concia e della pelle, della pelletteria e delle calzature con particolare riferimento al distretto industriale di Santa Croce e nell’area fiorentina. L’indagine è stata svolta nel periodo novembre 2018 – novembre 2019 da un gruppo di ricerca interdipartimentale delle Università di Firenze, Pisa e Siena. Il lavoro svolto è stato presentato nell’auditorium Assoconciatori. Cosa emerge? Una fotografia che restituisce l’immagine di un sistema industriale toscano in movimento di fronte al cambiamento, che si muove “a macchia di leopardo” (alcune aziende sono più attrezzate a fronteggiare la sfida della nuova rivoluzione tecnologica) e con una velocità che dovrebbe in alcuni ambiti adeguarsi alle sfide sempre più complesse della competizione internazionale. Per esempio, a fronte di alcuni investimenti “puntuali” in macchinari e nuove tecnologie digitali - si legge in una nota della Regione Toscana - , permangono ancora alcuni “colli di bottiglia” su alcune componenti dell’organizzazione aziendale, per esempio nella assunzione di figure specialistiche, o nella presenza di attività formative che spesso non si associano a processi di job rotation. Comune ad altri settori dell’economia toscana taluni ritardi culturali nell’individuazione e definizione puntuale di quali siano le competenze critiche nel nuovo scenario competitivo. Le lacune da colmare? Solo 1 impresa su 5 tra quelle intervistate ha attivato collaborazioni con centri di ricerca.  Ma non solo. Il valore medio di maturità tecnologica 4.0 delle aziende intervistate ha volori più elevato in pelletteria e meccanica, mentre calzature e concia sono più in affanno 

“Questo settore – ha detto , riferendosi alla filiera delle pelle,  l’assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo che ha aperto i lavori  – è una delle locomotive dell’economia toscana che per molti aspetti è stato precursore di modelli e soluzioni invidiati in tutto il mondo che ne fatto un distretto capace di competere a livello internazionale senza temere rivali. La capacità di produrre, organizzarsi e trovare soluzioni a quelle che di volta in volta venivano a essere considerate barriere da superare dimostra la capacità e la duttilità di questo territorio che con i suoi imprenditori ha saputo dare, ad esempio, una risposta alle richieste di sostenibilità ambientale. Antesignano e auto didatta questo settore in Toscana ha saputo dotarsi di centri di ricerca e strutt ure per migliorarsi sempre di più senza aspettare che le novità li cogliessero impreparati. La ricerca presentata oggi ci fotografa un tessuto produttivo non ancora proiettato alle opportunità che le innovazioni tecnologiche stanno portando nell’industria. C’è quindi una potenzialità enorme per questo distretto che una volta imboccata in maniera omogenea la strada della riconversione al ‘paradigma i4.0’ saprà coglierne i benefici all’ennesima potenza. Ci sono tutte le competenze e l’esperienza per adattare in questo campo le modalità di innovazione di prodotto o del processo produttivo che renderanno ancora più forte questo comparto economico regionale”.