Cocaina dall'America Latina, chiesti 18 anni per il regista colombiano

E' l'unico che non era stato ancora processato all'esito dell'operazione "Mexcal" della Dda di Firenze

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

Santa Croce sull'Arno (Pisa), 14 febbraio 2019 - Una requisitoria articolata, quella del procuratore antimafia Angela Pietroiusti della Dda di Firenze, che ha ripercorso tutta la meticolosa attività d’indagine che bloccò il gruppo che prese parte al tentativo di portare nel Comprensorio del Cuoio e in Toscana 54 chili di cocaina nascosti in due borsoni sotto un carico di banane arrivato via nave. Una requisitoria, all’esito della quale, il pm ha chiesto che il tribunale di Pisa (presidente del collegio il giudice Beatrice Dani) condanni a diciott’anni di carcere l’unico che è riuscito a non "passare" dall’aula di giustizia: Andreas Zamora Lozano, oggi 25 anni, latitante, colombiano. 

Gli altri sono già stati tutti condannati. Tranne lui, sfuggito alle maglie dei quell’operazione – battezzata Mexcal e conclusa nel luglio 2015 – in cui si incrociarono le esistenze ed i destini di imprenditori in crisi del comprensorio (tra questi anche procacciatori di affari, il titolare di una ditta di import-export, un autotrasportatore), reduci della «Mala del Brenta» e corrieri della droga colombiani. Su Zamora Lozano pendeva un provvedimento di fermo, ma il giovane riuscì a lasciare l’Italia ed è attualmente ancora ricercato. La droga – secondo quanto ricostruito dalle investigazioni – era attesa a Livorno: ma la nave attraccò senza scaricare e fece rotta sulla Sicilia; quindi ci fu il tentativo di recuperala a Catania, ma i finanziari che stavano svolgendo pedinamenti arrivarono in tempo per i primi arresti.

La sostanza sequestrata era destinata quasi interamente in Toscana ed, in piccola parte, in altre regioni del nord e centro Italia. Per ricostruire la rotta del narcotraffico, i finanzieri di Pisa si servirono di attività di intercettazione e servizi di osservazione e pedinamento. Importante fu anche l’apporto fornito dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga. L’organizzazione era composta da tre gruppi. Il primo era composto da cittadini italiani, appunto imprenditori del settore della lavorazione delle pelli e del trasporto di merci. Il secondo gruppo era formato da cittadini italiani, già appartenenti appunto, alla «Mala del Brenta» ed era stanziato a Ferrara. L’ultima cellula criminale era colombiana e gestiva la vendita e la spedizione dello stupefacente dal Sud-America. L’anello mancante alla sentenze sul caso, quindi, era la posizione del 25enne la cui difesa è stata affidata all’avvocato Ercoli. Si torna in aula a giugno per repliche e sentenza.