Morì alla cena per reazione allergica, "Ora un errore potrà salvare altre vite"

La storia di Chiara Ribechini: nasce un'associazione

I genitori di Chiara Ribechini

I genitori di Chiara Ribechini

Palaia, 4 luglio 2019 -  «Con un’allergia si può anche morire, ma si può vivere, essere felici, fare tante cose, avere successo negli studi, dedicarsi agli altri, contribuire a fare bello il mondo», dice Michela Bargagna, la mamma di Chiara Ribechini, morta nella tragica serata del 15 luglio dell’anno corso, dopo una cena a Colleoli, per choc anafilattico. Il mese di luglio, appunto, è ancora più carico di amarezza per il padre e la madre della ragazza: tra pochi giorni, appunto, è un anno dalla morte, il 29 luglio è il compleanno di Chiara. Però ad animare queste due genitori c’è la speranza e un motto, diventato il nome di un’associazione in memoria della giovane che sta facendo cose importanti: «Chiara Ribechini – Con l’allergia si può». Si, perché si può. E il lavoro, intenso, portato avanti in questi primi mesi di vita della realtà lo dimostra.

«Abbiamo fatto tante cose e abbiamo tanti progetti – spiega la signora Bargagna che è anche la presidente dell’associazione –. Siamo pronti a rispondere ad ogni chiamata per raccontare la nostra esperienza, le nostre conoscenze, in modo che possano essere d’aiuto ad altri genitori – racconta –. Il telefono è acceso 24 ore su 24, e le chiamate sono state molte. Condividere serve molto, è di aiuto. Specie per tanti genitori che hanno figli piccolissimi con il problema grande dell’allergia». «Stiamo lavorando a progetti da portare avanti con le scuole – aggiunge –. Perché di allergie si parla poco e serve informazione: i bambini che ne soffrono non sono diversi agli altri, ma possono vivere come gli altri, essere felici e socializzare come tutti. Vogliamo prendere contatti con le catene alimentari per avviare un percorso che possa migliorare le produzioni: questo è un passaggio strategico, direi».

«Ma ci stiamo dando da fare anche per iniziare una collaborazione con gli ospedali, e in particolare con i reperti di pediatria – prosegue la presidente –. Abbiamo preso contatti con un allergologo, coinvolgeremo un medico del pronto soccorso, per avviare una campagna d’informazione su come comportarsi e far capire che si può morire, ma si può anche vivere».

Intorno a quest’associazione c’è la passione, l’impegno, l’amore di tante persone: ognuna delle quali mette qualcosa si sé, del suo saper fare, delle sue esperienze a servizio di un grande scopo: rendere tutti uguali, anche colore che devono fare i conti giornalmente con un pericolo. C’è anche il giovane pasticcere che faceva i dolci per Chiara. «Perché alle feste, ai compleanni – conclude la presidente – dobbiamo capire che deve esserci un dolce per tutti». Del resto la condivisione e la solidarietà erano nel dna di Chiara, che amava la vita, faceva sport, e volontariato con gli anziani. E la sua morte per un errore oggi può salvare altre vite. Del resto è vero che quando si spegne una bellissima primavera, nasce sempre un nuovo fiore.