Soldi dalle cosche, le intercettazioni choc

Santa Croce, le novità dell’inchiesta che ha portato a una raffica di arresti

Guardia di finanza

Guardia di finanza

Santa Croce, 21 febbraio 2018 - «Un primo bonifico di dodici, fatto venerdì...». Così gli acquisti di pelli avrebbero coperto richieste e fiumi di denaro, spinto da fatture fasulle e favorito da società cartiere. «Chillu vuole 100 quintali, 120 minimo, se no non le faccio le bottalate, ma non completa l’ordine». Gli inquirenti della Dda fiorentina, con l’operazione Vello d’Oro, hanno ascoltato, osservato, ricostruito un complicato puzzle di bonifici che li ha portati sulla strada anche di imprese della filiera della pelle che avrebbero fatto affari con le cosche calabresi, o che comunque – a vario titolo – avrebbero ricevuto denaro che arrivava da azienda contaminate dalla ’nadrengheta.

«Denaro che - come scrive il gip che ha disposto gli arresti - hanno preso consentendo così, forse inconsapevolmente, l’ennesima ramificazione mafiosa sul territorio toscano». Aziende e nomi che hanno sconvolto il Comprensorio, e che rappresentano dentro l’inchiesta un po’ tutta la filiera: la conceria, i prodotti chimici, il settore del terzisti e il segmento del commercio del pellame. Imprenditori arrestati – alcuni ristretti in carcere, altri ai domiciliari – insieme a Giuseppe Nirta, nipote dell’omonimo capo della ‘ndrina calabrese La Maggiore di San Luca, ucciso nel 1995. Un’inchiesta che offre un altro volto, quello inquitante, del Comprensorio e che è arrivata alla vigilia della fiera più importante, Lineapelle a Milano. Infatti tra i coinvolti c’è un ex presidente dell’associazione dei terzisti Assa, Marco Lami di Santa Croce, ai domiciliari come Alessandro Bertelli di Empoli e Filippo Bertelli di Fucecchio. Arrestati in carcere Antonio Scimone, Giuseppe Nirta, Giuseppe Pulitanò, Ferdinando Rondò, Francesco Saverio Marando, tutti di Reggio Calabria, e Cosma Damiano Stellitano di Vinci, Antonio Barbaro di Cosenza, Andrea Iavazzo, di Pistoia, Giovanni Lovisi, Lina Filomena Lovisi e Maurizio Sabatini tutti di Santa Croce.

La ditta che emetteva fatture false in Toscana è la Unipel, con sede a Santa Croce. Le società invece coinvolte a vario titolo, secondo le indagini, sono Newport srl, Sottovuoto Lovisi srl, Lami Snc, Galileo Srl, Cromochin Spa, Gieffemme srl e Lami Marco & C. Ieri una nota dello studio legale Busoni, per conto di Filippo Bertelli, ha precisato che né la società Galileo srl né i suoi amministratori sono «stati sottoposti a misure interdittive inerenti l’esercizio d’impresa: quest’ultima, grazie alla fiducia dei propri clienti, sta continuando ad operare nella sua piena capacità». Filippo Bertelli è assistito di fiducia dagli avvocati Stefano Busoni e Antonio D’Avirro «per dimostrare – si legge – la completa estraneità ai fatti in quanto del tutto ignaro dei legami, riscontrati dalla magistratura, tra alcune aziende, con le quali ha intrattenuto rapporti e le organizzazioni criminali menzionate nell’inchiesta».