Pontedera, 6 dicembre 2012 - Perché. Un parola a cui il parroco don Michele Meoli ha cercato di dare una spiegazione. Un’interrogativo che è rimbalzato, drammaticamente, negli occhi lucidi di una comunità inerme e ammutolita davanti alla morte di un ragazzino di 13 anni.

C’era tutta Lajatico, fuori e dentro il tempio dei grandi lutti, per l’ultimo saluto ad Andrea Ragoni la cui vita terrena è stata fermata da una grave malattia che anche quando sembrava debellata è tornata a mordere più feroce di prima.

"Perché Andrea non è più qui?" Non sono servite le cure, tante, lunghe, dolorose. Non è servito l’amore di una mamma e un padre che sono stati leoni accanto a lui. Non sono servite le preghiere, le mille preghiere, da parte di altrettante persone, i parenti, gli amici, Lajatico intera.

L’ha detto don Meoli, sottolineando che anche lui, sacerdote, stenta a trovare la forza e le parole per rispondere a questi perché.

Il sacerdote ha ricordato la grande passione di Andrea per il calcio, le volte che insieme ne avevano parlato: "Gli avevo chiesto di ricordarsi di me quando sarebbe stato in serie A - ha detto il sacerdote - Invece è volato in paradiso e si ricorderà di me da lassù". Da quelle terrazze celesti da dove abbraccerà tutti quelli che gli hanno voluto bene. E da lassù guarderà tutti, uno ad uno, perché invece di un addio questo momento di grande dolore sia "solo un ciao", come ha scritto in una lettera commovente lo zio Nico.

Lacrime. Anche dal cielo, nel paese del silenzio blindato a lutto.

di Carlo Baroni