Elezioni Toscana, Vannino Chiti: "Ora il Pd deve precisare i suoi valori di riferimento"

Le parole dell'ex sindaco di Pistoia, già presidente della Toscana

Firenze, 15 giugno 2022 - Ex sindaco di Pistoia, già presidente della Toscana, ministro del governo Prodi, già deputato e senatore, Vannino Chiti, dall'alto della sua esperienza e passione è la coscienza critica del Pd. Ancor di più all'indomani della cocente sconfitta nelle Comunali della sua città natale.

Presidente, Pistoia nuovamente al centrodestra. Lei è  stato sindaco della città. Conosce benissimo il territorio. Che riflessione fa? 

Provo una grande amarezza e delusione. È la sconfitta più grande avuta dalle sinistre a Pistoia. bbisogna analizzare le cause senza sottovalutazioni e senza anatemi. L'intero schieramento progressista nel Comune di Pistoia supera di poco il 40%: ci considero anche le liste alternative di sinistra. A Serravalle, comune del pistoiese, nel 2017 avevamo perso per 5 voti, ora per un migliaio2. Il Pd sperava nel ballottaggio almeno. Non è arrivato nemmeno quel risultato.

Perché?

"Il sindaco Tomasi ha saputo presentarsi come 'civico' : è stato aperto al rapporto con le persone. La città lo ha apprezzato. Vi era invece un giudizio critico per i risultati dell’amministrazione. Pistoia è andata indietro, non ha un disegno generale di futuro, ambizioni. E si avverte. Però non c'era apprezzamento neanche per il ruolo svolto dall'opposizione: interno all'istituzione, senza collegamenti solidi con i cittadini. Certo gli anni di covid non hanno aiutato. Ma il PD perde consensi. È apparso che noi avevamo un candidato di partito, che la coalizione progressista ancora una volta era divisa. Non siamo stati in grado di presentare accanto alle critiche un progetto di città. La destra, dopo la nascita del governo Draghi, non si può affrontare allo stesso modo. I valori alternativi non si tirano in ballo alle elezioni: devono dare coerenza al programma, alla iniziativa giorno dopo giorno. Questo vale per l'antifascismo, per il lavoro, l'ecologia, la salute, il diritto allo studio, i trasporti etc. Devono insomma essere tradotti nella attualità del presente, non nel solo ricordo del passato".

C'è un problema più  ampio di rappresentanza del Pd in Toscana come lei ha più  volte evidenziato? 

"C'è il problema del PD e prima ancora della nostra democrazia. Quando alle elezioni comunali al primo turno partecipa il 55% dei cittadini, il problema è serio. I partiti non riescono a parlare ai bisogni e alle speranze delle persone. Chi si fa carico di questa questione democratica? Il PD ha invece per me il problema di precisare con nettezza i suoi valori di riferimento, di costruire programmi e poi comportamenti coerenti. Solo qualche esempio: se si parla di ecologia e si fa il contrario nelle scelte, se non si è presenti con continuità sui temi dell'occupazione, del precariato, del welfare come si può dare motivazioni per essere con noi, non solo per votarci. Lo ripeto ancora : il PD è una Confederazione di correnti, che non producono analisi e cultura politica ma costruiscono equilibri interni per dividersi incarichi. Siamo per lo più dentro le sole istituzioni. Così tradiamo le ragioni e gli obiettivi che ci hanno fatto decidere di costruirlo. Temo che Letta si stia rassegnando a non poter cambiare il partito. Spero che non rinunci perché non è detto che ritorni la possibilità. E contentarci di un effimero primato nazionale sul 20% non ci aprirebbe le strade del futuro".

La Toscana è ormai contendibile. Il Pd che deve fare? Le larghe intese sono praticabili oppure deve guardare più a sinistra? 

"In democrazia è contendibile ogni Comune, Regione, governo nazionale. Si può partire in "pole position" ma, come dimostra in questo periodo la Ferrari, non arrivare primi al traguardo. Il PD secondo me deve costruire una nuova e ampia coalizione progressista, non ponendo né accettando veti o pregiudiziali. Ciò che conta è costruire insieme un programma di governo condiviso. Un programma su cui si è realmente uniti. Non la somma improvvisata di impostazioni contrastanti. E farlo per tempo perché senza partecipazione e dibattito pubblico non vive la democrazia e i partiti appaiono come una macchina alla ricerca di potere. Ciò oltretutto fa scomparire le loro diversità che, se fondate sul comune riconoscimento dei valori costituzionali e dell'Europa, sono una ricchezza indispensabile. La democrazia vive di un pluralismo che si confronta e affronta senza violenza".

Il Movimento 5 stelle è quasi  polverizzato. È  giusto pensare a un percorso insieme? 

"Dietro un partito o un movimento ci sono persone, convinzioni, bisogni, aspirazioni. Guai a sottovalutare. Dobbiamo costruire un percorso comune con tutti i progressisti. Ignorare il confronto e la possibilità di un'intesa con il Movimento Cinque Stelle porterebbe solo acqua alla destra. Del resto mi pare che le pregiudiziali si possano superare nel concreto dell'impegno politico : a Pistoia, ad esempio, Renzi ha dato il via libera all'accordo di Italia Viva con Pd e Cinque Stelle. Conterà la costruzione, a livello locale e nazionale, di programmi di governo. Questo, naturalmente, se ci si propone di vincere e si ha chiaro se si è con i progressisti o con la destra  6. Letta sta creando unità nel partito. Le sfide di Pisa, Siena e Massa sono dietro l'angolo come le Politiche".

Che futuro vede per i dem?

"Letta fa bene a costruire l'unità. Bisogna che il pluralismo interno sia ovunque sentito e vissuto come una ricchezza, che ci si apra a un confronto vero, che le decisioni coinvolgano. Se si discute, le differenze non diventano lacerazioni. A Pistoia da anni non è avvenuto: si è visto l'amaro esito. Devo dire però a Letta - una persona che stimo, con cui ho lavorato anni nel governo e nell'impegno per dare vita al PD - che l'unità interna non è sufficiente. Gli iscritti al PD sono pochi, anche per scelta, la vita politica a cui si chiamano a partecipare è grama . Bisogna conquistare un mondo assai vasto, enormemente più vasto, che ci ha lasciato o non guarda a noi. Non ci riconosce, non trova rappresentati i suoi bisogni, difficoltà, speranze. Pensi al lavoro che manca, alla precarietà per tanti, ai salari bassi, alla insicurezza che ha portato lo scorso anno a 1221 morti. Pensi al costo del carburante, energia elettrica, gas, alle pensioni minime, alle disuguaglianze e povertà. Pensi ai servizi sanitari che peggiorano o ai tanti che abbandonano la scuola. Chi siamo noi come Pd? Siamo con il neoliberismo  oppure siamo per una critica e riforma di questa società ? Troviamo le risorse per gli armamenti e non i 4 miliardi alla sanità per l'emergenza covid già affrontata, non da venire? Abbiamo paura a dire che con l'enorme debito pubblico è necessario e giusto che chi ha più risorse disponibili , enormi patrimoni, paghi per il risanamento e il futuro del paese? Questa è l'unità più ampia e necessaria da costruire : l'unità del Pd con il mondo del lavoro, dipendente e autonomo, con le giovani generazioni e il movimento delle donne, con quel mondo della cultura delle cui competenze facciamo nei territori a meno per arrogante superficialità e per il timore di turbare gli equilibri interni, da cui discende l'assegnazione di ruoli".