Bilancio toscano, allarme rosso. Recovery con 'equivoci'

Il direttore Programmazione: "A rischio la gestione delle funzioni fondamentali". Anselmi (Pd) fa il relatore del Pnrr in commissione ma è anche membro della stessa. La nomina di consigliere delegato è rimasta solo sulla carta, l'incarico è sulla fiducia

Gianni Anselmi (foto Germogli)

Gianni Anselmi (foto Germogli)

Firenze, 5 maggio 2021 - L'assessore al Bilancio nella giunta non esiste, la delega, pesante, l'ha tenuta il presidente Eugenio Giani. Il nono assessore è congelato (probabile Giacomo Bugliani) e quindi in Toscana può succedere anche che in Commissione Affari istituzionali e Bilancio il relatore sia un consigliere regionale (e non un membro di giunta) che è anche membro della commissione stessa. Quindi colui che doveva ascoltare e porre questioni era colui che parlava alla commissione stessa. Insomma parlava a se stesso e si faceva delle domande  (un po' una situazione marzulliana). E' successo nella seduta di martedì quando nella seduta della Prima commissione regionale presieduta da Giacomo Bugliani (Pd) la relazione sugli investimenti del Recovery è stata tenuta da Gianni Anselmi (Pd) membro stesso della commissione. E non è la prima volta visto che il giorno prima Anselmi ha relazionato ad un'altra commissione, quella regionale sugli Affari Europei. L'audizione, si spiega in un comunicato stampa, si è tenuta in ragione “dell’incarico informale” che Anselmi svolge collaborando con il presidente della Regione, Giani. Così anche ieri mattina con qualche imbarazzo tra i colleghi di Anselmi che era, appunto, relatore e membro di commissione al tempo stesso. 

Anselmi, è giusto ricordarlo, era destinato a diventare uno dei sottosegretari scelti da Giani così come Bugliani era destinato ad entrare in giunta: tutto congelato dopo lo stop alla riforma dello statuto toscano. Nel frattempo doveva diventare uno dei tre consiglieri delegati con Iacopo Melio e Giacomo Bugliani, uno dei consiglieri speciali del presidente Giani. Ma sulla nomina c'è mistero in quanto non prevista dalle norme tanto che il capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale Francesco Torselli a fine aprile ha presentato una interrogazione. 

L'allarme sul Bilancio

“Vedo più difficoltà nella spesa corrente, che non nella spesa per investimenti” ha sintetizzato martedì Paolo Giacomelli, direttore di Programmazione e bilancio della Giunte regionale nel corso dell'audizione in commissione Affari istituzionali e Bilancio.

“Il 2020 è stato un anno difficile per compensare il calo verticale delle entrate tributarie, che può mettere a rischio non solo il pareggio di bilancio, ma anche la gestione delle funzioni fondamentali – ha affermato il direttore - E’ stato istituito a livello nazionale un fondo di compensazione, ma le minori entrate tributarie stimate sono in Toscana circa 217 milioni di euro, a fronte del fondo compensativo di 160 milioni di euro, con un differenziale di circa 57 milioni di euro che per adesso restano nei numeri del bilancio regionale”.

Più in generale Giacomelli ha precisato che complessivamente la spesa corrente, escludendo la spesa sanitaria (che incide per circa l’80%), vale circa un miliardo e 200 milioni, di cui il trasporto pubblico locale assorbe 660 milioni di euro (430 con finanziamenti dallo Stato e 230 da risorse proprie), le spese di funzionamento 400 milioni di euro (196 per il personale), il servizio del debito 150 milioni di euro tra quota interessi e quota capitale.  Giacomelli ha aggiunto che su una spesa di investimento di circa 700 milioni di euro, circa l’80% viene trasferito agli enti locali. 

Le risorse del Recovery plan 

Sul versante degli investimenti il consigliere del Pd Gianni Anselmi ha fatto il punto sul programma ‘Next Generation Italia’, che segue informalmente su incarico del presidente Giani, appunto. Si tratta di un pacchetto che, insieme al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di 191,5 miliardi, prevede atri 13 miliardi del fondo comunitario ‘React Eu’ e una programmazione complementare che vale 30,64 miliardi di euro e non è soggetta ai tempi del piano (il 2022 per l’impegno dell’70% delle risorse e il 2023 per il restante 30% e la fine dei lavori).

Anselmi si è soffermato sulle sei missioni, che caratterizzano il Pnrr: digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture e mobilità sostenibile, ricerca, inclusione sociale, salute.  In particolare ha sottolineato la necessità di attuare insieme una serie di riforme, a partire dalla pubblica amministrazione. “Parliamo del mondo che viene dopo la pandemia – ha osservato – Mentre vacciniamo, dobbiamo immaginare come mettiamo i nostri territori nelle condizioni di partecipare alla ripresa”. In questa prospettiva ha ricordato che digitalizzare la pubblica amministrazione vuol dire “dare i dati una sola volta e non più volte ad amministrazioni diverse, utilizzare i cloud, introdurre gli sportelli unici”. Con i progetti delle singole missioni potrà essere digitalizzato anche il patrimonio culturale e si apriranno nuove opportunità per i piccoli borghi, per l’innovazione in agricoltura, per il dissesto idrogeologico, le risorse idriche, le infrastrutture sportive nella scuola, il contrasto all’abbandono  scolastico, i servizi sociali e sanitari nelle aree marginali. “Penso serva un presidio tecnico per gestire tutto questo, affiancato da un presidio politico – ha aggiunto – Occorre anche una programmazione negoziata, per fare accordi di programma finalizzati ai singoli progetti. Il Piano regionale di sviluppo sarà lo strumento di integrazione. Le prossime settimane saranno decisive”.

Il piano operativo

La questione che si pone è come potrà lavorare più efficacemente la Regione in questo quadro articolato e complesso, che vede la gestione centralizzata del Governo e, anche, la probabile destinazione di bandi direttamente ai gradi e piccoli Comuni, “che dovranno essere aiutati a muoversi in una visione territoriale, non limitata al singolo Comune, e in un più ampio e coerente quadro regionale”, sostiene Anselmi. Alla Regione, prosegue Anselmi, dovrebbe spettare questo ruolo di supporto e coordinamento, oltre alle parti nelle quali sarà direttamente chiamata in causa, come la sanità e la difesa del suolo. “Ho avanzato una mia proposta al presidente – dice Anselmi –: dar vita a una struttura temporanea di coordinamento, formata dai tecnici delle varie direzioni regionali, per un presidio tecnico del Recovery caratterizzato sulle specificità. Un luogo di sintesi delle progettualità, sia di quelle regionali che di quelle territoriali”. Una struttura che “ovviamente dovrà essere presidiata politicamente”. Anselmi pensa a un luogo di coordinamento “tecnico procedurale dedicato ai progetti che la Regione deciderà di timbrare come destinati al Pnrr”, con la chiara finalità di “assicurare il rispetto dei tempi ed evitare lentezze di carattere autorizzativo, almeno nella parte che compete alla Regione”.

È necessaria la “messa a punto di meccanismi di programmazione negoziata forte”, prosegue Anselmi. E lo strumento principale per allineare tutta la programmazione regionale che, al di là dell’urgenza legata al Next generation, deve affrontare i fondi strutturali europei 2021-2027 è secondo Anselmi “il piano regionale di sviluppo, attraverso il quale trovare la convergenza dei progetti da destinare al Recovery, dei fondi strutturali, oltre a quelli nazionali e regionali. Su questo terreno può arrivare più forte il necessario contributo politico del Consiglio regionale”.