Tajani: Forza Italia ha la pelle dura. "Senza di noi la Lega non vince"

"Diceva Totò: è la somma che fa il totale. Il governo? Ci provino"

Antonio Tajani (foto Cabras/New PressPhoto)

Antonio Tajani (foto Cabras/New PressPhoto)

Firenze, 12 maggio 2018 - Il possibile epilogo del «gioco dell’oca» post voto al presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, potenziale prossimo leader di Forza Italia, non piace per niente. Anche perché, sottolinea a «State of the Union» a Firenze, in Europa «tutti guardano con grande attenzione a quello che succede in Italia». Preoccupazione europea e interna: l’Italia è «un Paese fondamentale» in Europa ma che ha i problemi di un «altissimo debito pubblico e di un’altissima disoccupazione giovanile».

Dopo la mossa del Capo dello Stato, si avvicina il governo dei vincitori, 5 Stelle e Lega. Forza Italia resta alla finestra.

«Forza Italia non sostiene questo governo. La decisione del presidente Silvio Berlusconi non è un lasciapassare. Significa soltanto che se vogliono fare un governo lo facciano, altrimenti l’Italia sarebbe dovuta andare a elezioni anticipate il 22 luglio. Non credo che un partito potesse obbligare altri a non farlo. Se qualcuno, mi auguro nell’interesse dell’Italia, vuole fare un governo lo faccia. Vedremo cosa saranno capaci di fare. Mi auguro che risolva i problemi degli italiani e che faccia contare di più l’Italia in Europa».

E ora Forza Italia che farà? Scelte giorno per giorno o c’è bisogno di una strategia di ampio respiro?

«E’ difficile dire che farà se non sappiamo che governo si vara, chi è il primo ministro e chi sono i ministri. Noi siamo fuori, siamo all’opposizione poi vedremo se ci sono dei provvedimenti che vanno nell’interesse dell’Italia. Non è che facciamo dei dispetti per forza al governo perché siamo all’opposizione».

Sono stati giorni di travaglio nella coalizione del centrodestra...

«Questi sviluppi non rappresentano una rottura del centrodestra. La Lega fu all’opposizione quando Forza Italia sostenne il governo Letta e la coalizione è rimasta in piedi. L’unità rimane, abbiamo visioni diverse: per noi un governo coi 5Stelle non è condivisibile. Provino a farlo e vedremo, noi siamo fuori».

L’atteggiamento di Berlusconi lo condivide?

«Siamo in tempi difficili nei quali non c’è spazio per i capricci. Se la Lega vuol fare questo esperimento lo faccia, noi siamo coerenti con quanto detto in campagna elettorale».

Forza Italia rischia di essere fagocitata dalla leadership della Lega?

«Diceva Totò che è la somma che fa il totale, senza la somma non si arriva al risultato del centrodestra e senza Forza Italia non si conquistano quei numeri. Non credo che il mio partito possa essere fagocitato da altri e non è interesse di altri fagocitarlo e noi non intendiamo farci fagocitare. Abbiamo la pelle abbastanza dura».

Il suo nome è stato fatto spesso anche da Berlusconi per guidare un possibile governo.

«Ne sono stato lusingato certo, è un onore. Io sono la più alta carica istituzionale che c’è in Europa e se si vuole un governo che conti in Europa bisogna avere comunque delle persone che sappiano incidere. Mi auguro che il prossimo governo sappia incidere nella maniera più efficace».

Tornerà in Italia da grande protagonista della scena del centrodestra al termine del mandato europeo.

«Io intendo svolgere fino in fondo il mio mandato per accorciare le distanze tra cittadini e le istituzioni europee. L’Europa è fondamentale per la vita dell’Italia, urge un’Italia più forte e autorevole in Europa».

Ci sono partite significative come la revisione del trattato di Dublino e il bilancio dell’Ue.

«Sono partite che si stanno sottovalutando in Italia. Non c’è abbastanza dibattito. I fondi di coesione e per l’agricoltura avranno dei tagli, l’Italia deve intervenire. Poi ci sono le clausole di salvaguardia: la normativa italiana in vigore deve essere modificata sennò aumenta l’Iva. E attenzione al trattato: non si possono danneggiare i Paesi del sud Europa che devono farsi carico della questione immigrazione. La solidarietà non è a senso unico. Alcuni paesi devono ricordarsi che quando loro uscivano dalla dittatura comunista li abbiamo aiutati. Loro ricevono i fondi di coesione anche grazie a noi. I fondi di coesione devono essere condizionati anche in base alla ripartizione dei rifugiati».

Una parola sulla minaccia dazi di Trump verso l’Europa.

«Incomprensibile la sua scelta».

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