Sondaggio: Conte vale il 12% (e ruba voti al Pd). Centrodestra in ogni caso sopra il 50

Ecco cosa accadrebbe con la lista del presidente in campo. I dem perderebbero 6,5 punti, i grillini solo uno. Stabile Italia Viva

Intenzioni di voto, grafico sondaggio Noto

Intenzioni di voto, grafico sondaggio Noto

Roma, 15 gennaio 2021 - Un dato di fatto caratterizza l’indagine sulle intenzioni di voto degli italiani realizzata da Noto Sondaggi. E cioè che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte resta una figura centrale. Di più: in caso di formazione di una sua lista sarebbe attrattivo senza se e senza ma. Attrattivo su due fronti: quello dell’elettorato e quello dei rapporti con gli alleati. Conte, infatti, ’ruberebbe’ molti consensi al Pd (come si evince dalla tabella: il partito di Nicola Zingaretti passerebbe dal 19,5 al 13%) indubbiamente, ma farebbe crescere la coalizione di più di 7 punti. Il che si spiega non tanto e non solo con un travaso di consensi dai democratici, ma anche con una ’cattura’ di un elettorato che, almeno in questo delicatissimo momento, se non ci fosse un partito contiano, resterebbe a casa e non si recherebbe alle urne. Fermo restando che il centrodestra resterebbe nettamente maggioritario.

Insomma, entra in gioco il consenso personale dell’"avvocato del popolo". Il quale dà una botta al Pd e lo ’ferisce’, ma, al contempo rafforza l’alleanza. Come detto, la fa crescere di 7 punti percentuali perché il partito o la lista del premier eroderebbe anche il Movimento 5 Stelle. Non molto, sia chiaro: un punto percentuale. Il tutto mentre la sinistra di Liberi e Uguali verrebbe erosa di un mezzo punto tutto sommato abbastanza trascurabile.

Diverso il discorso per quanto riguarda il centrodestra. Senza lista Conte, Forza Italia sarebbe al 7,5 per cento, mentre con la lista del premier gli azzurri scenderebbero di un punto. E questo è un piccolo elemento di novità perché, a partire dalla fine dell’estate scorsa, avevamo registrato una netta ripresa degli azzurri.

Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia rimarrebbero al 17 per cento sia con Conte che senza, La Lega, anch’essa, non subirebbe alcun danno, attestandosi al 24 per cento.

Ma torniamo a Conte. L’indubbio successo che si registra sulla sua figura è importante e significativo anche perché avviene in un periodo molto particolare, la crisi dell’esecutivo. Le crisi, in generale, non presentano quasi mai oscillazioni significative nell’immediato, a caldo.

Gli effetti si sentono dopo perché i cittadini devono metabolizzare gli avvenimenti. In questo caso poi, c’è da aggiungere che la ’gente’ non solo non ha metabolizzato la vicenda, ma soprattutto non ha capito perfettamente che cosa sia realmente successo o, meglio, perché è successo tutto questo pandemonio politico.

Un dato interessante, visto anche nell’ottica della metabolizzazione di cui si parlava prima, si ha con il principale responsabile della rottura fra alleati: e cioè Italia Viva. La quale, se guardiamo le percentuali, tutto sommato, nel caso di una discesa nell’area politica di una lista collegata a Conte, non perderebbe più di tanto: appena mezzo punto. Casomai occorrerebbe sottolineare che il partito di Matteo Renzi non guadagna e non aumenta i suoi consensi nonostante la mossa ’spettacolare’ dell’apertura della crisi.

Insomma, allo stato dell’arte c’è da sottolineare come il premier giochi un ruolo centrale nella vita politica. Ruolo che, addirittura, fa aumentare gli elettori, nonostante l’evidente affaticamento provocato da una politica percepita come troppo litigiosa. In conclusione: paradossalmente la forza del premier diventa una debolezza perché i concorrenti politici iniziano a temerlo.

Antonio Noto, direttore Noto Sondaggi