Politica toscana, il termometro. "Renzi? Mossa giusta". "No, niente inciuci"

I Democratici si spaccano dopo l’apertura a sorpresa dell’ex rottamatore ai grillini

La sfida: Matteo Renzi ed Enrico Rossi (Ansa)

La sfida: Matteo Renzi ed Enrico Rossi (Ansa)

Firenze, 12 agosto 2019 - È la «mossa perfetta», anzi no, un «inciucio folle». Il plotone dem toscano – da qualche tempo già in stato confusionale vuoi per i cazzottoni leghisti che per i veleni interni incrociati – estende la ‘modalità fiorentina’ della dicotomia Guelfi e Ghibellini e si (ri)spacca davanti al coup de théâtre dell’ex rottamatore Matteo Renzi uscito con un guizzo dall’angolo del ring con la più imprevedibile delle proposte volta ad arginare l’onda salviniana: «L’appello è a tutti: Grillo, Cinque stelle, a Leu, Forza Italia, la Lega, destra, sinistra, autonomie. Prima di andare a votare si mettano a posto i conti». Stordimento generale, baruffa tra renziani e zingarettiani.

Perché passi Berlusconi (con il quale qualche affinità gli addetti ai lavori l’avevano registrata in passato), passi Leu (che, in fondo, la matrice è sempre a sinistra) ma la strizzata d’occhio renziana ai grillini nemmeno il più visionario dei politologi l’avrebbe messa in bilancio. Eppure c’è stata e i dem sono già lì a scozzarsi. Emblematica la distanza siderale di punti di vista, ad esempio, tra il governatore della Toscana Enrico Rossi e l’aspirante successore Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale. «Niente inciuci. No a governi Grillo-Renzi. Ha ragione Zingaretti. Quando un governo fallisce la parola torna al popolo» posta su Facebook alla velocità del suono il presidente della Regione parlando di «enorme errore di valutazione» e aggiungendo poi come «leggere che Renzi e Grillo sono favorevoli a fare un governo insieme mi lascia stupefatto. Io ho sempre sostenuto che il Pd è alternativo sia alla Lega sia al M5stelle. Rimango su questa posizione. Ancor più oggi dopo il fallimento del governo populista». Giani la pensa in modo diametralmente opposto: «L’appello di Renzi? Lo trovo molto intelligente. – dice senza l’ombra di mezzo dubbio – In questo momento la priorità è una soltanto: fermare la furia demagogica e plebiscitaria di Salvini». «Credo - aggiunge - che l’uscita di Renzi possa essere uno stimolo per tutti, uno spunto di riflessione importante per il presidente della Repubblica».

E mentre Luca Lotti, la cui corrente, Base riformista, ha la maggioranza dei parlamentari nei gruppi di Camera e Senato, si riserva di parlare solo tra qualche giorno Renzi incassa il sì (cauto) anche del suo delfino in Palazzo Vecchio, il sindaco di Firenze Dario Nardella («Una proposta sensata sulla quale credo sarebbe opportuno il Pd lavorasse in modo unitario»). Per Nardella le eventuali elezioni a ottobre sarebbero «dannose e inverosimili». «La verità politica – insiste – è che Salvini che parla spesso di navi ha abbandonato la ‘nave Italia’ con con tutti i problemi di stabilità, economia, Iva e sblocco delle opere pubbliche. E allora serve una risposta alternativa, un governo istituzionale». Sì dunque ma con una puntualizzazione: «Non parliamo di asse Pd-Cinque Stelle, per favore, non è credibile. Pensiamo a una maggioranza larga che ci prepari alla fase elettorale».

Chi invece non è affatto convinta dell’uscita renziana è la consigliera regionale dem Alessandra Nardini che va giù tosta: «Già il momento è complicato... In questa fase dovrebbe parlare soltanto il segretario del partito». Nardini non le manda a dire e sentenzia un no secco a «uscite sguaiate che non servono a nessuno» sottolineneando con una punta di veleno che è «assurdo che chi ha saldato qualche mese fa il patto Lega Cinque Stelle ora esca fuori con queste dichiarazioni». Quindi la stoccata finale: «Pensiamo all’interesse del Paese e del Pd e non di chi mira a conservare qualche poltrona o, e qui spero di sbagliarmi, a guadagnare tempo per costruirsi un proprio partito». Più contenuti nei toni, ma non nella sostanza la parlamentare Susanna Cenni («Molto dipenderà da Mattarella, ma abbiamo già un segretario nazionale e un gruppo dirigente. La priorità è mantenere il Pd unito») e Federico Gelli («Il Pd deve restare unito intorno alla figura del suo segretario. Zingaretti, scelto dal popolo dem soltanto pochi mesi fa, ha già espresso una posizione che prevede di andare subito al voto». Con Renzi, infine, il sindaco di Prato Matteo Biffoni che fa un riflessione ‘economica’: «Questo governo ci ha rovinato, l’Italia è sull’orlo del baratro. Dobbiamo fermare questo disastro. Le forme le troverà Mattarella».