Ceccarelli: "Zinga non si tocca, spazio alle idee. Stop all’oligarchia delle correnti"

"Ho sofferto quando non c’era dibattito. Ora siamo tornati vera forza riformatrice"

Vincenzo  Ceccarelli (Foto archivio)

Vincenzo Ceccarelli (Foto archivio)

Firenze, 24 febbraio 2021 - Vincenzo Ceccarelli, assessore regionale, zingarettiano.

La Nazione ha avviato un dibattito nel centrosinistra con le interviste di Nardella e Rossi. Due tesi opposte. Lei che ne pensa?

"Se permette io vorrei sfuggire a questa logica degli schieramenti. Per quanto mi riguarda, la coerenza è il valore cui voglio continuare a ispirarmi. Ero tra i pochi a evidenziare i rischi che erano connessi con la logica del pensiero unico che ha caratterizzato gli anni dell’ascesa di Renzi, figuriamoci se oggi sono preoccupato dal fluire del dibattito all’interno di quello che, nel nome e nei fatti, resta l’unico partito che in Italia è davvero democratico. Vorrei ricordare che il nostro segretario Zingaretti è stato eletto con le primarie, dopo un vivace ma sereno confronto interno. Tutta l’evoluzione delle scelte fatte sono state discusse dagli organismi dirigenti. Semmai si poteva fare in modo di coinvolgere maggiormente gli iscritti".

Il confronto prende corpo ma il malessere cova. Congresso sì o no?

"Sì al Congresso delle idee. Quello che non ci serve ora è un congresso frettoloso e divisivo dove, ancora una volta, si discute solo sui nomi. Del resto, il segretario nazionale si è insediato successivamente rispetto a quello regionale. Io ho molto sofferto gli anni nei quali il confronto interno al partito era pressochè azzerato. Abbiamo ancora bisogno di elaborare quanto ci è accaduto in questi anni, nei quali abbiamo conosciuto la gloria effimera del 40% dei voti alle europee del 2014, per poi precipitare nel baratro del 16% o giù di li delle politiche del 2018. Lì davvero il Pd, sconfitto e isolato, ha rischiato di scomparire, non ora. Oggi il Pd è un partito che ha ritrovato un consenso significativo, nonostante due scissioni, che è tornato ad essere forza di Governo, nonché riferimento per l’area di centro-sinistra, riaffermando con forza la scelta europeista".

Alleanza ’contiana’ in coalizione con 5 Stelle e Leu o accordi di programma? "Premesso che non auspico una nuova legge elettorale proporzionale, credo esista un perimetro valoriale entro il quale il Pd può guardare per scegliere il programma e i suoi alleati. Il futuro deve essere costruito in coerenza con questo percorso e credo che ad oggi sia logico partire da quel campo progressista, nato per necessità, ma poi consolidatosi, che se calato nei territori può essere decisivo anche nelle prossime elezioni. E vorrei ricordare che molti di coloro che oggi storcono il naso sull’intergruppo con M5stelle e Leu sono stati i primi sponsor del Governo nato da quella maggioranza".

Quale identità per il Partito democratico post pandemia?

"Io penso che l’evoluzione di questo ancora giovane partito debba proseguire con coerenza, senza sconvolgimenti. Il Pd è nato per essere la stella polare di uno schieramento di centro-sinistra che vuol governare questo paese, nel rispetto dei valori che lo hanno originato, mettendo al centro l’ascolto dei bisogni dei cittadini, con l’intento di combattere le disuguaglianze, affermare le pari opportunità, perseguire lo sviluppo sostenibile, con una prospettiva saldamente democratica, progressista ed europeista. Abbiamo necessità di fare tutti un passo indietro, per ripartire con rinnovato entusiasmo e con la massima umiltà, altrimenti le oligarchie correntizie finiranno per soffocare le idee e i programmi".