Pd, due anime contrapposte. Comunque vada a finire il partito è già cambiato

Elly chiede un "nuovo Pd", che però è diverso da quello pensato e nato nel 2007

Roma, 5 dicembre 2022 - E così i capicorrente Pd sciolgono la riserva, prendono per mano Elly Schlein e decidono di accompagnarla oltre quel recinto del voto tra gli iscritti che senza il loro appoggio la deputata italo-svizzera non iscritta al partito e senza alcuna "rete" nei circoli dem avrebbe avuto poche chances di vincere. Schlein comprende lo schema, capisce la necessità di una parte del gotha nazareno di trovare un candidato alternativo al troppo riformista (o forse troppo ex renziano) Bonaccini, che nello stesso tempo appaia estraneo al gioco degli apparati e raccoglie la sfida. Dalla sua un’immagine fresca, spontanea, giovane, innovativa, quasi speculare a quella della Meloni, un’ottima capacità comunicativa, uno standing idoneo a misurarsi in uno di quei pochi terreni - i cosiddetti diritti - in cui il Pd ha ancora qualcosa da dire. E così parte la sfida tra due mondi diversi e distanti, da una parte il prodotto dell’Emilia rossa, origini umili e profilo di buon amministratore, magari non sfavillante ma certamente solido, dall’altra la figlia dell’upper class internazionale, famiglia di facoltosi intellettuali italo-statunitensi di origine ebraiche (il padre), abituata a confrontarsi con temi più ideologici e identitari. Confronto indubbiamente affascinante.

Pd, gli schieramenti ora in campo
Pd, gli schieramenti ora in campo

Elly Schlein incassa l’appoggio di leader interni importanti, ma proprio perché ne conosce la debolezza scaturita dal non essere riusciti a mettere in campo una propria candidatura, non scende a patti, e impone una sua linea. Una sua visione. Che è quella di un partito di sinistra, molto spinto sui temi classici della sinistra, in certi aspetti settari. Nel suo discorso non ne è sostanzialmente è mancato uno. Molto diversi da quelli di Bonaccini. "Bella ciao", i pugni chiusi, il "noi", l’antiliberismo.

E quindi coglie nel segno Schlein quando spiega, come ha fatto ieri, che serve "un nuovo Pd", diverso da quello che conosciamo adesso, con una identità "ben definita". Ovviamente la sua. Il punto è però che il Pd disegnato da Elly Schlein è così identitariamente di sinistra da risultare molto diverso da quello pensato in origine. Il Pd nasce quindici anni fa, ricordiamolo, come unione tra due diverse culture politiche, la post-comunista e la cattolico-democratica. Se l’unione, l’"amalgama" come diceva D’Alema, ci sia stato o no è ancora oggetto di discussione, di certo non potrà essere, se mai accadrà, come la sopraffazione dell’una contro l’altra. Sarebbe un elemento di chiarezza, ma inevitabilmente allontanerebbe dal partito l’altra metà. Forse non i dirigenti che spesso fanno calcoli, certamente gli elettori.

Elly Schlein
Elly Schlein

Elly Schlein pare mettere in conto questa sorta di diaspora, ritenendo che recuperando forte la bandiera dell’identità - ovviamente di sinistra - si potranno recuperare così tanti voti a sinistra da poterne perdere al centro. Bonaccini è più cauto, e le sue ascendenze emiliane, in quella terra che fu la terra di Peppone, lo mettono forse in condizione di poter parlare a entrambi i cuori del Pd da ritrovare. In ambedue i casi, il Pd che uscirà dalle primarie del 19 febbraio, sarà molto diverso da quello di oggi.

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