Regionali Toscana, le Sardine in piazza: "Percepiamo indifferenza e delusione"

L'intervista al leader del movimento Mattia Santori. La conta interna per il movimento: tour con i pulmini

Mattia Santori, uno degli ideatori delle Sardine (Imagoeconomica)

Mattia Santori, uno degli ideatori delle Sardine (Imagoeconomica)

Firenze, 28 luglio 2020 - In Toscana ci sono anche loro, le Sardine. Il lockdown non le ha inghiottite e ora, mentre gli aspiranti governatori battono le tribune elettorali tradizionali Senza candidati da «portare», nastri da tagliare, promesse da fare o disfare ma, dicono, per accende social, loro tornano in piazza. ere la luce sulla parte buona della politica e connetterla con i cittadini, per provare a scuotere gli indifferenti e convincerli perché a settembre non sia l’astensionismo a indirizzare il voto. E forse anche un po’ per contarsi. Lo fa una trentina di trentenni in viaggio su due pulmini. «Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?», la domanda tratta da De André e stampata sulle maglie rosse in vendita per autofinanziarsi. Quesito forse anche per i candidati governatori dei quali attraversano la campagna elettorale. Un tour, «politico e non elettorale» rimarcano, partito da Casa Matteotti a Rovigo con destinazione finale la casa museo di Pertini in Liguria, ieri ha fatto tappa a Grosseto e Pisa, dalle comunità di richiedenti asilo «abbattute» dai decreti sicurezza.

Un tour politico nelle regioni in campagna elettorale, Toscana compresa. Obiettivo?

«Mostrare ai candidati che c’è una base che cerca, e fa, un certo tipo di politica, bella e seria, invitarli a parlare anche a queste persone», dice il leader delle Sardine Mattia Santori.

Ci riescono?

«I cittadini lo capiscono che si vota a settembre e si fa campagna elettorale ad agosto per la fretta dei governatori che vogliono capitalizzare. E questo li allontana dalla politica, come le lotte di nomi, le faide interne, le strategie di marketing social...».

Quindi l’esempio dell’Emilia Romagna non sarà servito?

«Qui non percepisco il brivido che c’era in Emilia ma grande indifferenza e delusione».

Parlate con la sinistra toscana?

«Noi lanciamo inviti, non sempre vengono captati. Le Sardine qualche mese fa hanno fatto un appello all’unità che non è stato ascoltato, non si sono create le condizioni. Ora hanno chiesto ai candidati di farci sognare, di proporre una visione, non una campagna da burocrati».

E la visione c’è?

«Non lo so ma quando non percepisci il brivido nelle persone che incrontri vuol dire che non c’è, o rischia di essere annacquata dagli strilli».

Niente indicazioni di voto ma...

«La Sardina non si Lega».

Ma Giani fa sognare?

«Quella di Iacopo Melio è una buona candidatura, ha un’attività sul campo che vale tantissimo. Se il Pd, accusato di essere con i potentati, si mette in difficoltà coinvolgendo parti diverse della società è un segnale. Buono ma non basta: serve una ristrutturazione regionale, e poi nazionale, del campo progressista. È assurdo che un governo che unendo quasi tutto l’arco progressista sta portando dei risultati non possa riproporsi a livello regionale».

Perché no?

«Perchè i dirigenti regionali fanno quello che gli pare. In Veneto c’è l’accordo sul “civico” perché si sa che si perde: c’è poca torta da spartire. Invece di fronte al bene comune politici e partiti si devono mettere in discussione: se ho fatto male e perso contatto con i cittadini o rimpasto tutta la squadra o mi faccio da parte. Ma i politici hanno perso il concetto di generosità. Per questo i più delusi sono quelli che fanno politica dal basso: non vedono una controparte degna di rappresentarli».

Quindi entrerete in politica?

«L’obiettivo è fare da collante al centrosinistra cui ci sentiamo di appartenere. Ci sono le persone, come quelle incontrate a Lecce presentando Sandro Ruotolo, che secondo noi sono credibili per un progetto nazionale di una nuova casa al centrosinistra, magari partendo dall’esistente».