Luca Lotti: "Caro Orlando, così sbagli obiettivo. Dem toscani, c’è chi rema contro"

Il deputato e leader di Base riformista: "Il congresso è inevitabile finita l’emergenza pandemia". "Sembriamo marziani, al primo posto ci sia il futuro degli italiani". I sindaci? "Anche loro sono in aree poltiche"

Luca Lotti

Luca Lotti

Firenze, 28 febbraio 2021 - Deputato e leader di Base Riformista, in primo piano nel dibattito sul Pd post crisi di governo: Luca Lotti con i ’compagni’ Andrea Marcucci, capogruppo al Senato e col ministro Lorenzo Guerini chiede una rinnovata carta di identità al Partito democratico, forte della tradizione e trainante nel centrosinistra. Dibattito teso nel Pd nazionale. Finita la tregua durante la crisi di governo. Lei da leader di Base riformista che analisi fa? "Mi auguro che nel mio partito, sia in Toscana sia a livello nazionale, si smetta subito con discussioni e divisioni che in questo momento ci fanno apparire come dei marziani agli occhi dei cittadini. Adesso tutti dobbiamo mettere al primo posto una sola cosa: il futuro dell’Italia e degli italiani". Inevitabile o necessario il congresso? "Non possiamo fare finta che in questi tre anni non sia successo nulla di politicamente rilevante nel Paese e nel Pd. Come Base riformista lo abbiamo detto con grande chiarezza: appena la pandemia lo consentirà facciamo partire la fase congressuale. Non per una resa dei conti, ma per dare nuova linfa al Pd. Non per stabilire le alleanze future, ma per ritrovare l’identità originaria del Pd. E nemmeno per parlare delle liste del 2018 e del tasso di ‘renzismo’. Anzi, me lo lasci dire: anche basta con le caricature sciocche". Pd toscano spaccato. Come se ne esce? "È una domanda che mi permette di fare chiarezza: se vogliamo unità all’interno del Pd occorre perseguirla con i fatti, non con le parole. Serve che tutti remino nella stessa direzione. Le interviste roboanti servono a poco. Non si può attaccare il partito dall’interno e poi fare le vittime quando qualcuno reagisce a quegli attacchi". Il fronte dei sindaci con Bonaccini si fa sentire. Che ne pensa? "È un tema che c’è sempre stato. Il gruppo dei sindaci dentro il Pd è in realtà un gruppo di persone che hanno già dimostrato di saper svolgere bene il proprio mestiere. Credo che sia giusto ascoltare con attenzione ciò che le comunità locali dicono, soprattutto non chiudendosi nelle stanze di partito. Allo stesso tempo però trovo eccessiva la critica alle aree politiche interne al Pd, perché anche i sindaci sono parte di esse". Andre a Orlando vi ha attaccato. Che gli risponde? "Ho letto la sua intervista sul vostro giornale come quelle a Nardella, Rossi e il dibattito che avete animato in queste settimane. Interessante, anche se non mi è sembrato chiaro chi fosse il destinatario delle critiche di Orlando. Di certo non Base riformista che - come sa molto bene Orlando - ha garantito al Pd una unità che non si vedeva da anni e che semmai altri non hanno garantito in passato. Al mio amico Andrea suggerirei solo più cautela quando parla di ritorno al passato: ricordo molti colleghi che oggi si definiscono zingarettiani, orlandiani o franceschiniani che in quegli anni erano più renziani di Renzi. Non è certo con questi schemi che possiamo guardare al Pd del futuro".