Verso le elezioni / Lotti fuori. La resa dei conti del Pd contro gli ex renziani

La direzione del Pd slitta alle 20, Ferragosto all'insegna delle trattative interne al partito

Luca Lotti

Luca Lotti

Firenze, 15 agosto 2022 - La direzione finale del Pd per approvare il listone dei candidati alla prossime Politiche è  stata spostata alle 20. Ancora un pomeriggio  trattative per vedere se è possibile salvare più candidati del territorio possibile ed evitare i paracadutati. Ma non ci si farà. La Toscana sarà terra di accoglienza ormai inevitabile per i paracadutati doc di Pd (Furfaro) e della coalizione (Fratoianni). Ma ormai è  chiaro che sulla pelle della Toscana  dem si è giocato anche un'altra partita annunciata da tempo (anche se sembrava sopita nelle ultime settimane): i fratelli coltelli verso gli ex renziani, rimasti convintamente nel Pd, si sono manifestati eccome. I cosidetti "non amici dem" l'avevano giurata dal momento dello strappo di Renzi a chi era rimasto dentro il Pd. E così  è stato. Una vendetta covata da tempo che ha trovato nella segreteria Letta lo scenario operativo. 

Luca Lotti, ex braccio destro di Renzi premier e segretario dem, ex ministro dello Sport, già capo di gabinetto di Palazzo Vecchio quando Renzi era il super sindaco di Firenze, protagonista del Giglio magico, ora leader di Base riformista con Lorenzo Guerini, non sarà candidato dal nuovo corso lettiano. 

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La vendetta è servita: la strategia per far fuori Lotti, conosciuto come "Lampadina"  tra i suoi amici di Montelupo fiorentino per le illuminazioni di idee sin da giovane, è  stata un accerchiamento progressivo. Partito contemporaneamente dal livello locale e dal Nazareno. Alla fine Lotti ha dovuto alzare bandiera bianca nonostante undici sindaci del territorio avessero votato un appello per lui e Guerini si sia battuto per il compagno di corrente. È un Ferragosto amaro per lui che aveva creduto che rimanere dentro il Pd fosse stata la scelta migliore. E a chi gli dice che i suoi guai giudiziari lo hanno condizionato, lui risponde secco che ha sempre rispettato fino all'ultima virgola il codice etico del partito.

Andrea Marcucci, lucchese, già renziano, già capogruppo in Senato è in bilico. Nei giorni  scorsi quando sembrava certa la sua esclusione ha detto che era disponibile laddove il partito voleva collocarlo. Un'altra sorta di resa.

E poi c'è  il prof e senatore Stefano Ceccanti, defenestrato nella notte dal collegio pisano per far posto a Nicola Fratoianni, il più rumoroso dei paracadutati della coalizione del Pd di sinistra. Ha aperto la strada al leader di Sinistra Italiana nella sua Pisa proprio Enrico Letta mettendo fuori gioco il costituzionalista eletto nel 2018 dal Pd di Renzi.