Spini: "Su il sipario sull’elezione storica. Tifo Draghi, Amato e Franceschini"

Valdo Spini, ex deputato e ministro, fa le previsioni sul Quirinale: "Bisognerebbe pensare anche al governo"

Il Presidente Mattarella ha scelto Firenze per la sua ultima uscita pubblica

Il Presidente Mattarella ha scelto Firenze per la sua ultima uscita pubblica

Firenze, 11 gennaio 2022 - Deputato per otto legislature, già vicesegretario nazionale del Psi, ministro e sottosegretario all’Interno e agli Esteri, è stato cofondatore dei Ds. Oggi presiede l’Associazione delle Istituzioni culturali italiane e anima il dibattito culturale e politico con la Fondazione Rosselli. Il curriculum di Valdo Spini fa sì che il suo ultimo libro («Sul colle più alto», presentato il 12 gennaio a Palazzo Sacrati Strozzi a Firenze alle 17 con Enzo Cheli, Eugenio Giani e la direttrice della Nazione, Agnese Pini) sia una interessante chiave interpretativa per quello che accadrà dal 24 gennaio. 

Spini, dall’alto della sua esperienza come vede questa elezione del Capo dello Stato?

 "Personalmente ho sempre ritenuto che in un sistema politico-istituzionale complicato come il nostro, l’istituzione Presidenza della Repubblica ha un’importanza particolare. Di fatto, non solo il Presidente della Repubblica deve essere il garante, eventualmente l’arbitro del funzionamento del sistema istituzionale, ma è anche chiamato a rimette in moto lo stesso motore del funzionamento delle istituzioni quando questo si inceppa. E’ avvenuto nel passato, è avvenuto con Sergio Mattarella nel settennato che si sta chiudendo. In un paese complesso come l’Italia un presidente che rappresenta l’unità nazionale è un solido punto di riferimento. In questo senso non ho mai condiviso quelle riforme che, incentrate sul premierato, volevano ridurre il Presidente ai poteri della regina Elisabetta naturalmente senza corona".

Secondo lei il Covid potrebbe influenzare il voto decimando la partecipazione dei Grandi Elettori?

"Certamente il Covid condiziona l’andamento dei lavori e, visto che da qui al 24 ci sono ancora più di dieci giorni si vedrà ulteriormente che cosa succede. Avremo molta meno empatia tra i grandi elettori (deputati, senatori, rappresentanti delle regioni) che non potranno più trovarsi tutti insieme. Ma si procederà lo stesso. D’altro canto il rinvio dell’elezione del Presidente della repubblica sarebbe veramente una resa. Piuttosto il fatto che si svolgerà un solo scrutinio al giorno invece che due dovrebbe consigliare a non rincorrere i fastigi delle ventitré votazioni che furono necessarie per eleggere Giovanni Leone". 

Comunque sia sarà un voto storico. Perché?

"Per molte ragioni. Innanzitutto, per le condizioni eccezionali in cui si svolge, cioè in piena quarta ondata della pandemia. In secondo luogo, perché saranno le ultime elezioni con più di novecento parlamentari. Dalla volta prossima saranno seicento. E perché si spera che sia giunto al suo picco il declino della classe dirigente politica di legittimazione parlamentare. Non dimentichiamoci che otto sono stati i governi negli ultimi trent’anni che erano presieduti da esponenti politici o tecnici che in quel momento non erano eletti in Parlamento. A me non sembra una cosa normale. Quindi mi auguro che, se la legislatura durerà fino al 2023, l’anno che rimane oltre che alla lotta alla pandemia e all’attuazione del Pnrr sia dedicato al risanamento istituzionale. Questo lo vedo basato su tre interventi: riforma della legge elettorale, riforma dei regolamenti parlamentari, attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sull’ordinamento dei partiti la loro democraticità e trasparenza. Sarebbe bella una convergenza di intenti su questi obiettivi".

Lei per chi tifa?

"Nell’ordine Mario Draghi, che ho conosciuto al Cesare Alfieri al Dipartimento di Economia, Giuliano Amato, di cui sono stato ministro, Dario Franceschini, ministro della cultura, perché sono presidente dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane (Aici). Ma ricordo quello che ha detto Mattarella : il suo successore deve sapersi spogliare di ogni appartenenza e ricercare il bene comune della nazione. Mi sembra un criterio veramente determinante".

E L’ipotesi più praticabile?

"L’ideale sarebbe la risoluzione di un sistema di equazioni a due incognite: Quirinale e governo. Una risoluzione politica intendo. È quello che potrebbe portare Draghi al Quirinale con un accordo tra le forze politiche per proseguire la legislatura con uno/una presidente del Consiglio autorevole. Da quello che capisco sembra una risoluzione ancora lontana, ma è quella che potrebbe portare ad un‘elezione alla prima votazione con vantaggio credo per il nostro paese, per le cittadine e cittadini italiani, e per il prestigio europeo e internazionale dell’Italia. Altrimenti ci sarà una competizione tra gli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra dall’esito quanto mai incerto, salvo convergenza finale su una personalità uomo o donna che sia, di parte magari ma capace di essere davvero sopra le parti. Faccio un esempio: Pertini era un militante socialista impegnatissimo, un coraggioso antifascista dall’adamantina coerenza, ma seppe essere veramente il Presidente di tutti gli italiani.

Berlusconi? C'è chi pensa a lui come senatore a vita.

"La nomina dei senatori a vita è prerogativa del Presidente della Repubblica e quindi lasciamogliela. Ricordo che peraltro il plenum dei cinque senatori a vita è attualmente al completo".

Faccia una previsione, come va a finire?

"Ci vorrebbe la sfera di cristallo. Personalmente ritengo che o si procederà alla prima votazione oppure ce ne vorrà un certo numero"