Nencini: "Quirinale? Come nel ’48". Grandi elettori, la Toscana al bivio

Tre rappresentanti da giunta e consiglio: Giani e Mazzeo in pole, Montemagni per opposizione e quote rosa

Sergio Mattarella con Eugenio Giani e Dario Nardella

Sergio Mattarella con Eugenio Giani e Dario Nardella

Firenze, 28 dicembre 2021 - Martedì 4 gennaio il Presidente della Camera Roberto Fico, secondo la Costituzione presidente del Parlamento in seduta comune, fisserà la data della prima convocazione dei 1.009 grandi elettori (630 deputati più 320 senatori elettivi e 6 a vita più 58 delegati regionali eletti dai 20 consigli regionali dalla Val d’Aosta alla Sicilia) del nuovo Capo dello Stato chiamato a succedere a Sergio Mattarella che, salvo colpi di scena, al più tardi il 3 di febbraio passerà il testimone. La Regione Toscana deve comunicare entro il 20 gennaio i tre nominativi. Da consuetudine due spettano alle cariche istituzionali/maggioranza e uno all’opposizione. Al momento gli accredidati senza dubbio sono il presidente della Toscana Eugenio Giani e il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo. Ma una speranza la coltiva ancora Stefano Scaramelli, vicepresidente del consiglio toscano e capogruppo di Italia Viva. Per quanto riguarda l’opposizione la partita si gioca in seno alla Lega, gruppo maggiormente rappresentato: la sfida è tra Marco Landi, che è anche portavoce di tutta l’opposizione, e Elisa Montemagni, capogruppo leghista (potrebbe spuntarla anche per attenzione alle quota rosa). Dopo la comunicazione ad inizio gennaio del Presidente della Camera si terrà la riunione dei capigruppo regionali. 

Riccardo Nencini, senatore socialista, recordman toscano tra i Grandi elettori del Capo dello Stato.

Senatore Nencini, lei con quella che si apre tra poche settimane è alla sua quinta elezione di un Presidente della Repubblica. "La mia prima elezione di un Presidente fu quella del 1992. Ero il deputato più giovane insieme ad Andrea Marcucci e Stefano Caldoro. Ci fu una riunione drammatica al gruppo socialista subito dopo la strage di Capaci. Craxi pronunciò queste parole: “Fine dei giochi, bisogna votare rapidamente un Presidente, c’è in ballo la tenuta democratica del Paese!“. E candidò Oscar Luigi Scalfaro. Ricordo un’altra scena, poi ripresa nel film di Sorrentino “Il Divo“, dove Cirino Pomicino in transatlantico, felice e agitando un biglietto tra le mani, gridava: “Forlani non ce l’ha fatta, Forlani non ce l’ha fatta!”. La seconda fu quella di Giorgio Napolitano nel 2006, ero delegato della Regione Toscana come Presidente del consiglio regionale. Ricordo la riunione del centrosinistra nella Sala della Lupa quando venne avanzata la candidatura: Napolitano venne eletto alla quarta votazione. Del secondo mandato di Napolitano, nel 2013, ricordo l’harakiri del parlamento, che non riuscì a trovare un accordo su nessun altro candidato e tornò su Napolitano. Era la prova che la seconda Repubblica era nata morta. Della mancata elezione di Romano Prodi viene data la responsabilità a Renzi: errore! Renzi aveva solo una manciata di parlamentari: chiedere a D’Alema come sono andate le cose. Dell’elezione di Sergio Mattarella ricordo l’abilità manovriera di Renzi".

Il senatore socialista Riccardo Nencini
Il senatore socialista Riccardo Nencini