Crisi di governo, resa all’ultimo minuto. Nessuna garanzia sul reincarico a Conte

Mattarella seguirà rigorosamente la prassi: incontri con i partiti per valutare eventuali maggioranze. Ma tutte le possibilità sono aperte

Il premier Giuseppe Conte (Ansa)

Il premier Giuseppe Conte (Ansa)

Si va verso un Conte ter con i neo-Responsabili o con Italia viva? Verso un governo di salute pubblica o responsabilità nazionale, cioè un governo istituzionale? Oppure verso un governo elettorale che porterà il Paese al voto? E, ognuno di questi governi, guidato da chi? A oggi non si sa. La sola cosa certa è che si terranno formali consultazioni. Il capo dello Stato vuole guardare in faccia e negli occhi tutti i protagonisti – in positivo e in negativo – dell’attuale crisi di governo, che solo da oggi sarà aperta in modo formale, e chiedere loro: che cosa vuoi, tu Renzi, e Italia viva? Un Conte ter? Un governissimo? E tu, caro Berlusconi? E tu, Pd, appoggerai solo Conte o appoggeresti anche altri? Idem per i 5 Stelle e per tutti gli altri gruppi parlamentari.

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Ergo, il percorso, nella testa di Sergio Mattarella, è chiaro: dimissioni di Conte – "dimissioni arrivate troppo tardi, cui è stato costretto dall’evidenza dei fatti, la consapevolezza che non aveva i numeri né i gruppi, al Senato, su Bonafede" nota una fonte molto vicina agli ambienti del Quirinale – consultazioni di rito, incarico a Conte oppure a mister 'X', il che dipenderà dall’esito delle consultazioni medesime.

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"Ma pensavate davvero – sbotta un frequentatore assiduo dei corridoi del Quirinale – che un custode rigido e scrupoloso della Carta costituzionale, nonché professore di diritto costituzionale, come Sergio Mattarella possa affidare a un premier che sale al Colle per presentare le proprie dimissioni da presidente del Consiglio una qualsiasi forma di reincarico (pieno, esplorativo, pre-incarico, ecc. ndr) senza passare per le consultazioni di rito?!".

Ecco, meglio pensare di no, e farsene una ragione, nei panni del premier fino a ieri in carica e da oggi dimissionario che, invece, nella strada delle 'dimissioni-niente consultazioni-reincarico' ci aveva creduto eccome. "Ma un premier che ha la maggioranza non si dimette e va a prendersi la fiducia nelle Camere sicuro di averla – ribattono dal Colle – mentre un premier che non ha la maggioranza viene qui, si dimette, ma sapendo che, dopo, non è detto che ci sia per forza lui, perché ci sono le consultazioni di rito con tutti, qui da noi".

Insomma, a differenza della vulgata fin qui troppo diffusa, durante cioè una crisi strisciante e mai diventata 'formale' (formale, la crisi, invece, lo diventerà a partire da oggi), "le consultazioni – prosegue un’altra fonte quirinalizia – non sono scritte nero su bianco dentro la Costituzione, è vero, ma fanno parte della prassi e storia repubblicana".

Ergo, oggi Conte si dovrà rassegnare a fornire dimissioni al buio senza alcuna certezza, né politica né tantomeno istituzionale, che – dopo le consultazioni che si terrà al Colle in due rapidi giorni, domani e giovedì – avrà in mano un reincarico. E, cioè, esattamente quello che non voleva l’attuale premier, e cui, invece, mirava il suo nemico numero uno Matteo Renzi: dimissioni, crisi al buio, nessuna certezza di un reincarico. Tutto il resto, dunque, è ‘letteratura’, speculazione politica.