Cospito, maggioranza in affanno. Meloni chiede responsabilità: "C’è una sfida allo Stato"

La premier non interviene sulla richiesta di dimissioni dei suoi ma invita alla calma. "Il governo fa il suo lavoro, di fronte alla sfida degli estremisti non ci sono destra o sinistra"

Roma, 2 febbraio 2023 - Due giorni di silenzio assoluto. Poi alle nove e trenta di sera Giorgia Meloni sbotta in diretta con Retequattro sull ’affaire Cospito: "Il governo ha fatto il suo lavoro: noi non abbiamo eccitato la piazza, chiedo a tutti di non alzare i toni". Fa una pausa e poi: "Secondo i giornali voglio fare morire Cospito in carcere, chiedo responsabilità. Quella degli anarchici è una sfida allo Stato e riguarda tutti, non esiste destra o sinistra". Ci ha pensato su, poi pungolata dalle opposizioni la premier ha deciso di scendere in campo. Evita di rispondere alle opposizioni che vogliono le dimissioni di due suoi fedelissimi come il vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, e il sottosegretario la giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove che lei blinda: "Il Guardasigilli ha risposto nel merito". E chiede agli alleati, risentiti, e al ministro Carlo Nordio di fare quadrato con Chigi. C’è chi interpreta questo atteggiamento come segnale di profonda irritazione e chi invece ritiene che voglia prendere tempo. Di certo, alla vigilia della sparata con cui Donzelli ha dato fuoco alle polveri era furibonda con il Pd che considerava reticente nei confronti delle iniziative anarchiche. È possibile che, almeno in parte, fosse al corrente e favorevole alle dichiarazioni con cui il pupillo ha innescato la miccia: "Figuratevi se faccio una cosa simile senza che Giorgia lo sappia", conferma lui in privato.

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove

D’altra parte, l’esito dell’intemerata non le è piaciuto: intendeva festeggiare con il dovuto sfarzo i cento giorni di governo, invece i suoi messaggi sono stati oscurati dalla bagarre di Montecitorio. Di qui, il richiamo ad una maggiore cautela. "Giorgia ha capito che siamo al governo, alcuni dirigenti no", è il ragionamento dei più prudenti dentro FdI. Salvini tenta di fare il paciere: "Conto che finisca il tutto con una stretta di mano". Ma che finisca a tarallucci e vino è impossibile. Il colpo basso è stato troppo subdolo perché l’opposizione, per una volta unita possa fare finta di niente e infatti la testa di Delmastro e Donzelli la chiedono proprio tutti, sventolando mozioni di censura.

I diretti interessati, però, ci mettono del loro e invece di arretrare, rincarano. "Trovo paradossale che i parlamentari del Pd, invece di spiegare perché sono andati a trovare Cospito e cosa pensano del 41 bis, attacchino me", afferma Donzelli. Netto Delmastro, che ieri è andato a Chigi per consultarsi con la premier o più probabilmente con il suo alter ego Fazzolari: "Donzelli mi ha fatto una domanda e io ho risposto. Se fosse venuto Giachetti anche a lui l’avrei detto. Quei documenti non erano secretati e quello emergerà in Procura. Questa è una verità incontrovertibile"

La maggioranza è meno compatta dell’opposizione, anche se di dimissioni non parla nessuno. A far muro è FdI: "Mi pare che non vi è alcun virgolettato nell’intervento di Donzelli: sono informazioni", sottolinea il capo dei deputati, Tommaso Foti. Più tiepido il Carroccio, e Forza Italia è tanto imbestialita con la provocazione di Donzelli che Giorgio Mulè non riesce a nasconderlo: "Ha sporcato un importante momento di condivisione nella lotta alla mafia". Proprio lui potrebbe guidare il giurì d’onore che si costituirà a stretto giro per sindacare sia le parole di Donzelli sia le contestazioni ai deputati del Pd: composto da 3 rappresentanti della maggioranza e due dell’opposizione, a presiederlo dovrà essere uno dei vicepresidenti di Montecitorio. Esclusi Rampelli (FdI) e Ascani (Pd) perché esponenti dei partiti coinvolti, restano Costa (Terzo polo) o Mulè. La relazione finale non è appellabile, non prevede voti e non implica sanzioni. L’opposizione non può accontentarsi e ha già strappato a Nordio l’impegno a tornare sulla faccenda. La partita è tutt’altro chiusa.