Caos vaccini in Puglia, "Lopalco? Non serviva un tecnico, la sua nomina è un pasticcio"

Le parole di Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio del Consiglio regionale della Puglia

Pier Luigi Lopalco

Pier Luigi Lopalco

Firenze, 8 aprile 2021 - Dice Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio del Consiglio regionale della Puglia, esponente di spicco del Pd pugliese, che non serve avere un tecnico alla guida della Sanità pugliese, come l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco. Anche perché, spiega Amati alla Nazione, Lopalco non è un tecnico.

“Un esperto, nell’amministrazione pubblica, è uno che conosce l’organizzazione delle strutture complesse, il diritto e i conti. Non serve un medico, perché non dobbiamo fare interventi chirurgici. Io ero nella giunta di Nichi Vendola e c’era con me il professor Tommaso Fiore, anestesista e rianimatore. Diceva sempre che lui non era lì perché rianimatore, altrimenti sarebbe rimasto al Policlinico. Questa storia che un epidemiologo sia competente in materia di diritto sanitario e amministrativo, cioè quello che più conta, la leggo solo sui giornali, in tv e nei commenti interessati, che alimentano questo terribile equivoco. Il tecnico, ripeto, è quello che sa di diritto, economia e organizzazione di strutture complesse. Vale per la sanità, ma pure per la cultura. A gestire la cultura non ci va un cantante o un attore. Alla fine quindi prendere un epidemiologo e metterlo assessore alla sanità non è una scelta tecnica ma molto politica e viene fuori un pasticcio. In Francia, i maggiori tecnici dell’amministrazione pubblica, compreso il ramo della salute pubblica, escono dall’Ena. E all’Ena si studia medicina? No”.

Per questo, dice Amati, “Lopalco non è un tecnico. Io non gliene faccio nemmeno una colpa. Anzi, faccio questo discorso perché difendo Lopalco. Gli hanno affidato un compito dicendo che era un tecnico, mentre invece non lo è, perché non sa di diritto, di conti e di organizzazione di strutture complesse. Quindi è un politico uguale a tutti gli altri. Quindi, poveraccio, si aspettano molto di più di quanto egli con molta buona volontà possa dare”. Da mesi Amati si spende perché ci sia una campagna vaccinale degna di questo nome in Puglia.

Il suo “diario vaccinale” è utile per capire che cosa è successo in Puglia: “Prima c’è stata la questione degli hub vaccinali. Ovunque facevano hub vaccinali mentre qui invece volevano gestire la vaccinazione di massa nei piccoli locali delle vaccinazioni ordinarie. Poi è cominciata la fase delle vaccinazione di operatori sanitari a contatto diretto con i pazienti. Lì è successo di tutto, hanno vaccinato parenti, amici, operatori sanitari dell’ultima ora, volontari che non avevano fatto volontariato e che non erano impegnati nella fase dell’emergenza. Ho fatto una battaglia per avere gli elenchi di questi vaccinati, battaglia non ancora risolta. Prima che vincessi il reclamo, mi volevano dare i dati occultando la data di nascita e il nome e il cognome. Insomma, una commedia. Come fai a sapere l’età del vaccinato o la categoria professionale di appartenenza se non ti dicono la data di nascita e il nome e cognome? Sono state addotte questioni di privacy, ma la vaccinazione è un trattamento sanitario a valore collettivo: la vaccinazione tua serve a me, è una manifestazione di salute, non di malattia su cui opporre la privacy. Poi c’è stata la vicenda AstraZeneca”, con lo stop alle vaccinazioni.

Il risultato, dice Amati, è che oggi “non abbiamo vaccinato i pazienti domiciliari allettati e non abbiamo completato la doppia dose per gli ottantenni. Non abbiamo completato la vaccinazione dei fragili e dei super fragili ma paradossalmente abbiamo vaccinato il badante dell’allettato, mentre l’allettato non è stato vaccinato”.

E mica è finita qui. Dopo tante polemiche in Puglia si è iniziato a discutere dei vaccini per i settantenni e anche in quel caso, spiega Amati, “è stata avviata una procedura complicatissima, da iniziare il 12 aprile. Al che io ho chiesto: ma se abbiamo 80 mila dosi di AstraZeneca perché dobbiamo aspettare il 12 aprile visto che il tempo perso ha già mietuto delle vittime? La risposta della Regione, da parte di Lopalco, è stata: non è vero che abbiamo 80 mila dosi di vaccino, così come risultava dai dati del ministeri, ma ne abbiano 39 mila; cioè troppo poche per avviare da subito la vaccinaIone dei 70enni. Nel frattempo è scoppiato il caso dei sacerdoti di Taranto, che si sono vaccinati per un malinteso senso di misericordia nei confronti di se stessi e non del prossimo. Ma queste sono immensità dottrinali che non vanno più di moda. A quel punto il direttore della cabina di regia regionale ammette la vaccinazione dei sacerdoti e spiega che i vaccini sono effettivamente 80 mila, non 39 mila come diceva Lopalco. Vaccini che sarebbero serviti per la seconda dose degli operatori scolastici e per i caregiver ma non per i loro assistiti”.

A Pasqua, durante la seduta straordinaria, la Puglia decide di vaccinare i caregiver. E i settantenni, particolarmente esposti alla pandemia? Non pervenuti. La Fondazione Gimbe dice che la Puglia è ultima per vaccinazioni della fascia d’età fra i 70 e i 79 anni. Risultato, dice Amati: Oggi, giovedì 8 aprile, abbiamo in frigorifero circa 285mila dosi di vaccini da somministrare e purtroppo siamo sempre terzultimi nella graduatoria nazionale. Pesano i venti giorni di ritardo accumulato nella vaccinazione dei 70enni, nonostante l’ampia disponibilità del vaccino AstraZeneca.

Aprire dunque i centri vaccinali per 12 ore al giorno e uno per provincia h24 è la soluzione principale per colmare il ritardo”. In Puglia “risultano somministrate il 70,7 per cento delle dosi consegnate, pari a circa 690mila. Sono a disposizione delle aziende sanitarie circa 285mila dosi, così suddivise: AstraZeneca 138.118, Moderna 42.544 e Pfizer Biontech 103.470.

Considerando le attuali tecnologie vaccinali con doppia dose, bisogna ancora somministrare 6.500.000 dosi, possibilmente entro la fine dell’estate e sempre compatibilmente con la fornitura dei vaccini. Tutto ciò significa che non può restare nemmeno una dose in frigorifero e che in pochi giorni i medici di medicina generale devono vaccinare fragili e allettati, e i dipartimenti di prevenzione devono completare i 70enni attraverso l’apertura di almeno un centro vaccinale h24 e tutti gli altri almeno h12”.